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Rammarico Catania: vetta sfumata al 98’ tra nervosismo e rigore discusso

01-11-2025 12:07 - Campionato
Autore: Andrea Mazzeo

Ci sono serate che restano incise nella memoria più per il modo in cui finiscono che per tutto ciò che le ha precedute. Casertana-Catania è una di quelle. Un pareggio al 98’, un rigore che farà discutere ancora a lungo, e la sensazione di aver gettato via un’occasione d’oro: con i tre punti, i rossazzurri si sarebbero ritrovati soli in vetta alla classifica, a +2 sulla Salernitana, e con l’entusiasmo di una squadra lanciata verso la fuga. Invece, l’epilogo di Caserta racconta una beffa, amara come poche, arrivata nel momento più inatteso e più ingiusto.

Il Catania aveva già accarezzato la vittoria. Anzi, se la stava costruendo con ordine, personalità e qualità. Un primo tempo autoritario, con quella pressione alta che ormai è un marchio di fabbrica della gestione Toscano, e con un Cicerelli ispirato come nelle migliori serate. Il gol di Di Tacchio, una saetta di destro dal limite, ha spazzato via la timidezza iniziale e aperto la strada a un dominio territoriale quasi totale. Poi la Casertana, squadra operaia ma mai arrendevole, ha risposto su calcio d’angolo, sfruttando una distrazione collettiva in marcatura. Peccato, perché i rossazzurri non subivano gol da settimane, e quel colpo di testa di Proia ha rotto un’imbattibilità che sembrava blindata.

Nella ripresa il Catania ha dovuto rimettere in moto il motore, perché i campani hanno aumentato l’intensità, spinti da un pubblico caldo e da un arbitro non proprio equilibrato nelle decisioni. Toscano ha provato a rinfrescare la manovra, e quando Caturano ha inventato di tacco per Donnarumma, il tempo si è fermato: destro secco, palla all’angolino, 2-1. Un gol bellissimo, costruito con intelligenza, tecnica e fiducia. Sembrava fatta.

Ma nel calcio, come nella vita, la perfezione non esiste. L’errore, la scintilla che cambia tutto, arriva sempre quando meno te lo aspetti. Ierardi, rientrato nonostante un virus intestinale che lo aveva debilitato, ha reagito d’istinto dopo un contatto di gioco, e Gianquinto non ha avuto esitazioni: rosso diretto. Decisione severa, forse eccessiva, sicuramente devastante per l’equilibrio del match. In inferiorità numerica, il Catania ha provato a resistere con le unghie e con i denti, ma l’epilogo era già scritto: nel recupero, un contatto in area tra D’Ausilio e Casarotto viene “interpretato” come rigore. Anche qui, più un episodio da moviola che da certezza. Dal dischetto Liotti non sbaglia. 2-2, al 98’. Fine dei sogni di gloria.

Eppure, il Catania resta. Resta nella prestazione, nell’atteggiamento, nella maturità mostrata per quasi tutto l’incontro. Ha tenuto il campo da squadra superiore, pur senza lo scintillio delle serate migliori. Ha sofferto quando c’era da soffrire, e ha saputo colpire con qualità, trovando ancora una volta la via del gol dai propri centrocampisti. È mancata forse un po’ di lucidità nel gestire i momenti chiave, ma il progetto di Toscano si conferma solido, coerente e vincente nella mentalità.

Il rammarico è enorme, inutile negarlo. A Caserta non era solo in palio una vittoria, ma la possibilità di prendersi la vetta in solitaria, di dare un segnale chiaro al campionato. E invece la classifica resta corta, con il Catania che aggancia la Salernitana ma perde il +2 che avrebbe potuto segnare una piccola svolta. È il classico punto che brucia, ma che potrebbe valere tanto alla lunga.

Adesso servirà trasformare la delusione in energia. La sfida con l’Altamura sarà il banco di prova per capire se questa squadra sa rialzarsi in fretta, come fanno le grandi. Ierardi pagherà con la squalifica, ma le sue scuse sincere — pronunciate a caldo, a telecamere accese — raccontano di un gruppo vero, umano, capace di guardarsi allo specchio.

C’è un dato, però, che resta inconfutabile: questo Catania è vivo. Gioca da squadra, soffre da squadra, e — cosa più importante — crede fino all’ultimo in se stessa. Il rigore e il rosso resteranno ferite da rimarginare, ma il percorso non cambia. La promozione si costruisce anche così, nelle notti in cui l’ingiustizia ti sfiora e la rabbia ti fa capire quanto tieni davvero a ciò che fai.

Ora, testa al Massimino. La classifica è lì, il sogno pure. E se è vero che la grandezza di una squadra si misura nella capacità di reagire, allora questo pareggio può diventare la scintilla giusta.