Il Catania blinda il suo fortino: al Massimino nessuno segna
29-10-2025 09:54 - Campionato
Autore: Redazione
C’è un dato che, più di ogni altro, racconta l’anima del Catania di quest’anno: la solidità difensiva. Come sottolinea La Sicilia nell’edizione odierna, la squadra di Toscano ha costruito il proprio primato su una base di cemento armato: solo 5 gol subiti in 11 partite, miglior difesa di tutta la Serie C del girone meridionale. Un rendimento che, tradotto in numeri, significa una rete incassata ogni due partite e mezza. E al Massimino, il fortino etneo, nessuno ha ancora trovato il modo di sfondare. Sei gare casalinghe, zero reti subite.
Ma sarebbe riduttivo parlare soltanto di “difesa”, perché quello che sta rendendo il Catania quasi impenetrabile è la fase collettiva di non possesso. Tutta la squadra partecipa, si muove in blocco, accompagna la pressione e copre gli spazi. Toscano ha dato un’identità chiara: compattezza, sincronismo e sacrificio. E i risultati si vedono.
I numeri diventano ancora più eloquenti se si guardano i nomi degli attaccanti che il Catania ha saputo arginare. Come ricorda La Sicilia, il caso più emblematico è quello di Salvemini del Benevento, uno dei bomber più prolifici del torneo con 8 reti in 10 gare prima di affrontare i rossazzurri. Al Massimino, però, non ha mai trovato spazio né tempo per pungere. Una partita passata a sbattere contro il muro catanese, chiuso con intelligenza e ordine.
Lo stesso destino per Nepi del Giugliano (6 gol stagionali), Cuppone (5) ed Emmausso (4) del Cerignola, tutti imbavagliati dal sistema difensivo etneo, che riesce a contenere non solo l’attaccante principale ma a disinnescare i rifornimenti dalla trequarti. Persino un attaccante esperto e strutturato come Inglese della Salernitana non ha avuto miglior sorte. Il Catania lo ha controllato, neutralizzato, reso inoffensivo in una delle partite più intense del girone.
Ma sarebbe riduttivo parlare soltanto di “difesa”, perché quello che sta rendendo il Catania quasi impenetrabile è la fase collettiva di non possesso. Tutta la squadra partecipa, si muove in blocco, accompagna la pressione e copre gli spazi. Toscano ha dato un’identità chiara: compattezza, sincronismo e sacrificio. E i risultati si vedono.
I numeri diventano ancora più eloquenti se si guardano i nomi degli attaccanti che il Catania ha saputo arginare. Come ricorda La Sicilia, il caso più emblematico è quello di Salvemini del Benevento, uno dei bomber più prolifici del torneo con 8 reti in 10 gare prima di affrontare i rossazzurri. Al Massimino, però, non ha mai trovato spazio né tempo per pungere. Una partita passata a sbattere contro il muro catanese, chiuso con intelligenza e ordine.
Lo stesso destino per Nepi del Giugliano (6 gol stagionali), Cuppone (5) ed Emmausso (4) del Cerignola, tutti imbavagliati dal sistema difensivo etneo, che riesce a contenere non solo l’attaccante principale ma a disinnescare i rifornimenti dalla trequarti. Persino un attaccante esperto e strutturato come Inglese della Salernitana non ha avuto miglior sorte. Il Catania lo ha controllato, neutralizzato, reso inoffensivo in una delle partite più intense del girone.
L’unico a essere riuscito a battere Dini, il portiere rossazzurro, è stato Ricciardi del Cosenza, nella sconfitta per 4-1 in Calabria: un’eccezione che conferma la regola. In quella stessa partita, Mazzocchi, partito titolare al centro dell’attacco, non è mai riuscito a violare la porta etnea.
La forza del Catania nasce da un equilibrio che Toscano ha costruito con metodo. Non si tratta soltanto di una linea arretrata solida — dove spiccano la leadership di Di Gennaro, la concentrazione di Ierardi, la condizione in crescita di Celli e la sicurezza di Dini tra i pali — ma di un impianto tattico che coinvolge anche centrocampisti e punte. Quando la squadra difende, lo fa compatta: le mezzali ripiegano, gli esterni chiudono le linee di passaggio e il pressing alto viene dosato con lucidità. È una difesa “a fisarmonica”, che sa stringersi e allungarsi senza perdere compattezza.
Il risultato è un sistema che soffoca la costruzione avversaria e costringe anche i bomber più prolifici a uscire dall’area, spesso lontano dalla zona di pericolo. Non è un caso che i numeri siano così netti: non è solo bravura individuale, ma organizzazione e cultura del sacrificio.
Un segnale al campionato Il Catania manda così un messaggio forte a tutto il girone: per battere questa squadra, serve qualcosa di straordinario. La difesa non è soltanto un dato tecnico, ma un manifesto d’identità. Ogni chiusura, ogni diagonale, ogni palla respinta diventa un frammento di fiducia in più.









