Catania-Salernitana, intrecci e ritorni: al Massimino “nemici mai”
16-10-2025 09:08 - Campionato
Autore: Redazione
Nel calcio le strade si separano, ma spesso finiscono per ritrovarsi. Quella tra Daniele Faggiano e il Catania è una storia fatta di lavoro, tensione e stima reciproca, conclusa senza clamori ma con un peso specifico importante nella recente vita del club rossazzurro. Quando l’ex dirigente arrivò nella società etnea, il clima non era dei più semplici: fondi da reperire, scadenze da rispettare e giocatori da trattenere per non far crollare il progetto tecnico.
Faggiano, in quei mesi difficili, aveva provato a tenere in equilibrio una barca in mare agitato, persino sostenendo personalmente alcune spese durante il ritiro estivo. Poi arrivò il momento della separazione: inevitabile, ma senza strappi. “Nemici mai”, si potrebbe dire oggi, mentre il destino lo riporta al Massimino, questa volta da avversario.
Nel frattempo, a Catania, la vita è andata avanti. In silenzio, quasi senza riflettori, Ivano Pastore ha raccolto l’eredità dirigenziale e ha rimesso ordine nella macchina rossazzurra. Nessuna rivoluzione, ma una gestione lucida e metodica che ha riportato serenità e concretezza, mentre Toscano, dal campo, ha ricostruito l’identità della squadra con lavoro e disciplina.
La partita di domenica non è solo una sfida tra due club di vertice, ma anche un intreccio di percorsi personali e professionali. D’estate, Catania e Salernitana si sono incrociate più volte sul mercato: chi andava, chi restava, chi preferiva cambiare aria. Tutto normale nel mondo del pallone, dove i confini tra amicizia e rivalità sono sempre sottili.
Oggi nessuno dei protagonisti cerca vendette o rivincite. Faggiano e Pastore si ritroveranno a pochi metri di distanza, ciascuno con il proprio stile: il primo energico e diretto, il secondo riservato e concreto. Entrambi, però, hanno contribuito a costruire squadre competitive, degne di ambire ai piani alti della classifica.
Il Massimino sarà gremito, come nei giorni migliori. Non ci saranno celebrazioni né gesti simbolici, ma solo novanta minuti di passione pura. E alla fine, forse, un cenno d’intesa tra ex colleghi basterà a chiudere un cerchio che, nel calcio, non si chiude mai davvero.
Perché, come scrive Giovanni Finocchiaro su “La Sicilia”, certe storie non conoscono rancori. Si rinnovano in campo, davanti a un pallone che continua a rotolare, mentre il resto è solo passato che sfuma tra un applauso e un fischio.
Faggiano, in quei mesi difficili, aveva provato a tenere in equilibrio una barca in mare agitato, persino sostenendo personalmente alcune spese durante il ritiro estivo. Poi arrivò il momento della separazione: inevitabile, ma senza strappi. “Nemici mai”, si potrebbe dire oggi, mentre il destino lo riporta al Massimino, questa volta da avversario.
Nel frattempo, a Catania, la vita è andata avanti. In silenzio, quasi senza riflettori, Ivano Pastore ha raccolto l’eredità dirigenziale e ha rimesso ordine nella macchina rossazzurra. Nessuna rivoluzione, ma una gestione lucida e metodica che ha riportato serenità e concretezza, mentre Toscano, dal campo, ha ricostruito l’identità della squadra con lavoro e disciplina.
La partita di domenica non è solo una sfida tra due club di vertice, ma anche un intreccio di percorsi personali e professionali. D’estate, Catania e Salernitana si sono incrociate più volte sul mercato: chi andava, chi restava, chi preferiva cambiare aria. Tutto normale nel mondo del pallone, dove i confini tra amicizia e rivalità sono sempre sottili.
Oggi nessuno dei protagonisti cerca vendette o rivincite. Faggiano e Pastore si ritroveranno a pochi metri di distanza, ciascuno con il proprio stile: il primo energico e diretto, il secondo riservato e concreto. Entrambi, però, hanno contribuito a costruire squadre competitive, degne di ambire ai piani alti della classifica.
Il Massimino sarà gremito, come nei giorni migliori. Non ci saranno celebrazioni né gesti simbolici, ma solo novanta minuti di passione pura. E alla fine, forse, un cenno d’intesa tra ex colleghi basterà a chiudere un cerchio che, nel calcio, non si chiude mai davvero.
Perché, come scrive Giovanni Finocchiaro su “La Sicilia”, certe storie non conoscono rancori. Si rinnovano in campo, davanti a un pallone che continua a rotolare, mentre il resto è solo passato che sfuma tra un applauso e un fischio.









