Siracusa, partenza in salita ma fiducia per il derby contro il Catania
30-09-2025 11:34 - Avversario
								Autore: Redazione
Il ritorno del Siracusa nel calcio professionistico non è stato accompagnato dai risultati sperati. Dopo sette giornate, la squadra di Marco Turati si trova a navigare nelle acque basse della classifica con un bottino ridotto all’osso: sei sconfitte e una sola vittoria, quella ottenuta in casa contro il Potenza. Un ruolino di marcia che fotografa una partenza complicata, se non drammatica, ma che non racconta del tutto gli sforzi di una formazione costruita tra mille difficoltà e ancora in cerca della propria identità.
Le attenuanti, in effetti, non mancano. Il club aretuseo ha dovuto fare i conti con ritardi pesanti nella fase estiva, prima per le garanzie economiche richieste dalla Lega C e arrivate soltanto a ridosso dell’inizio del torneo, poi per la costruzione della rosa, completata con estremo ritardo. Turati si è ritrovato inizialmente con pochi veterani e diversi ragazzi del vivaio, sfruttati anche grazie al regolamento che premia le società che schierano under. Solo nel mese di agosto sono arrivati i rinforzi, giocatori di categoria ma spesso reduci da infortuni o stagioni opache da riscattare. Una squadra, insomma, assemblata a tappe forzate, con tutti i rischi che ne conseguono.
In campo, però, il Siracusa non ha mai rinunciato a proporre gioco. Sin dal debutto, gli azzurri hanno cercato di interpretare le partite con coraggio, mettendo in difficoltà avversari più attrezzati. Quasi sempre, però, è mancata la concretezza. Il dato che più pesa è quello delle reti: appena quattro segnate e tredici subite, un equilibrio fragile che colloca i siciliani tra il peggior attacco e una delle difese più perforate del girone. Un limite evidente, che mette in discussione anche la posizione dell’allenatore, pur confermato dalla società.
A confermare le sensazioni contrastanti è arrivato anche il giudizio di chi conosce bene l’ambiente. Massimo Mezzini, ex attaccante aretuseo negli anni Ottanta e oggi tecnico stimato, è tornato dopo decenni al De Simone per assistere alla gara contro il Cosenza. Nonostante la sconfitta, ha lodato l’impianto di gioco della squadra di Turati, definendola compatta e dotata di idee. Secondo lui, la difficoltà principale resta la finalizzazione, un male che ha impedito di raccogliere quanto seminato. Mezzini, però, ha invitato alla pazienza: “Gli alibi non servono, ma non si può nemmeno ridurre tutto alla sfortuna. Bisogna continuare a lavorare e la fiducia tornerà con i risultati”.
Per gli aretusei la salvezza diretta rimane a portata di mano, distante appena tre punti, mentre i playout sono a una sola lunghezza. Lo spazio per raddrizzare la stagione, dunque, esiste. Il tempo, però, stringe: il campionato corre e il Siracusa deve trovare al più presto un equilibrio che permetta di valorizzare un gioco propositivo, senza però prestare il fianco a troppe ingenuità difensive.
La sfida con il Catania, oltre a rappresentare un derby dal fascino particolare, diventa così un test di maturità per capire se la squadra è in grado di scrollarsi di dosso paure e limiti, trasformando la mole di gioco in punti concreti. Perché la Serie C non aspetta, e chi rimane indietro rischia di pagare un conto salato.
Le attenuanti, in effetti, non mancano. Il club aretuseo ha dovuto fare i conti con ritardi pesanti nella fase estiva, prima per le garanzie economiche richieste dalla Lega C e arrivate soltanto a ridosso dell’inizio del torneo, poi per la costruzione della rosa, completata con estremo ritardo. Turati si è ritrovato inizialmente con pochi veterani e diversi ragazzi del vivaio, sfruttati anche grazie al regolamento che premia le società che schierano under. Solo nel mese di agosto sono arrivati i rinforzi, giocatori di categoria ma spesso reduci da infortuni o stagioni opache da riscattare. Una squadra, insomma, assemblata a tappe forzate, con tutti i rischi che ne conseguono.
In campo, però, il Siracusa non ha mai rinunciato a proporre gioco. Sin dal debutto, gli azzurri hanno cercato di interpretare le partite con coraggio, mettendo in difficoltà avversari più attrezzati. Quasi sempre, però, è mancata la concretezza. Il dato che più pesa è quello delle reti: appena quattro segnate e tredici subite, un equilibrio fragile che colloca i siciliani tra il peggior attacco e una delle difese più perforate del girone. Un limite evidente, che mette in discussione anche la posizione dell’allenatore, pur confermato dalla società.
A confermare le sensazioni contrastanti è arrivato anche il giudizio di chi conosce bene l’ambiente. Massimo Mezzini, ex attaccante aretuseo negli anni Ottanta e oggi tecnico stimato, è tornato dopo decenni al De Simone per assistere alla gara contro il Cosenza. Nonostante la sconfitta, ha lodato l’impianto di gioco della squadra di Turati, definendola compatta e dotata di idee. Secondo lui, la difficoltà principale resta la finalizzazione, un male che ha impedito di raccogliere quanto seminato. Mezzini, però, ha invitato alla pazienza: “Gli alibi non servono, ma non si può nemmeno ridurre tutto alla sfortuna. Bisogna continuare a lavorare e la fiducia tornerà con i risultati”.
Per gli aretusei la salvezza diretta rimane a portata di mano, distante appena tre punti, mentre i playout sono a una sola lunghezza. Lo spazio per raddrizzare la stagione, dunque, esiste. Il tempo, però, stringe: il campionato corre e il Siracusa deve trovare al più presto un equilibrio che permetta di valorizzare un gioco propositivo, senza però prestare il fianco a troppe ingenuità difensive.
La sfida con il Catania, oltre a rappresentare un derby dal fascino particolare, diventa così un test di maturità per capire se la squadra è in grado di scrollarsi di dosso paure e limiti, trasformando la mole di gioco in punti concreti. Perché la Serie C non aspetta, e chi rimane indietro rischia di pagare un conto salato.









