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D’Ausilio: "A Catania punto al record assist per spingere la squadra in alto"

11-11-2025 08:58 - Campionato
Autore: Redazione

Michele D’Ausilio ha l’aria di chi sente che il suo percorso a Catania sta prendendo la direzione giusta. Nell’intervista rilasciata in esclusiva a "La Sicilia", al termine dell’allenamento al Massimino, il trequartista rossazzurro si racconta con lucidità e ambizione. A lui che, con la maglia dell’Avellino, aveva chiuso la scorsa stagione con 14 assist, piace l’etichetta di uomo altruista: "Se mi riconoscono e mi apprezzano per il lavoro a vantaggio dei compagni, sono felice".

Quest’anno, con il Catania, è già a quota due. E la promessa è chiara: "Punto al record personale, perché magari servirà per arrivare più in alto".

Oggi, dice, sta "meravigliosamente bene". Eppure non molto tempo fa ha dovuto fare i conti con un errore pesante: quel fallo che a Caserta aveva portato al rigore del 2-2. Mimmo Toscano, dopo il 2-0 con l’Altamura, lo aveva difeso con una metafora forte: "D’Ausilio poteva restare sotto un treno, invece ha spaccato la partita".

Il numero 99 rossazzurro non si nasconde: "Ho sbagliato, capita. Ma ho pensato subito ad allenarmi per andare oltre. Con il mister abbiamo rivisto il video: dovevo accorciare prima, me ne sono reso conto".

Contro l’Altamura è partito dalla panchina, una novità per chi era abituato a partire sempre dall’inizio. "Ogni calciatore vorrebbe giocare sempre. Ma chi parte dalla panchina sa che può dare un aiuto in qualsiasi momento". E infatti il suo ingresso ha cambiato ritmo alla squadra. L’assist per Cicerelli è frutto di un lavoro provato in settimana: "Ho visto il suo movimento verso il centro dell’area. Era entrato benissimo. Ho solo cercato di mettergli la palla più comoda possibile. Bravo lui a deviare di tacco".

Il Massimino, con quasi 17mila spettatori, si è infiammato. "Rispondere agli applausi di così tanta gente non è una cosa comune. In C non ci sono piazze uguali. E in B sono poche. Spero di rinviare i pensieri di gioia completa alla fine della stagione".

D’Ausilio sa che il gol arriverà, ma non vive con l’ansia di segnare. "Mi piace di più effettuare il passaggio giusto. Non ho stress da prestazione".

Il gruppo, intanto, cresce anche attraverso i gesti. Come la dedica delle maglie ad Aloi e a Chilafi. "Ci abbiamo pensato alla vigilia. Abbiamo chiesto le maglie ai magazzinieri, le abbiamo nascoste in panchina aspettando i gol. Per fortuna sono arrivati: volevamo far sentire vicini anche quelli che non possono giocare".

Il legame si è rafforzato anche con la breve trasferta madrilena della scorsa settimana: due giorni a Madrid, una partita del Real al Bernabeu e un clima di armonia. "Abbiamo organizzato insieme, come sempre. Io, Cicerelli, Aloi — che poi non è venuto per l’infortunio — e Jimenez che ci ha fatto da cicerone. È stata un’esperienza importante, sia per ciò che abbiamo visto sia per l’amicizia che si è ulteriormente cementata".

Ora però c’è da pensare a Casarano: "Sarà una gara tosta. La prepariamo come tutte le altre. La loro è una realtà calda. Siamo forti, ma se vogliamo provare a vincere il campionato dobbiamo lottare per i tre punti".

A differenza di Avellino, a Catania non è il titolare “designato”. E lo sapeva già: "Quando ho parlato con il direttore Pastore sapevo che qui non sarei stato titolare per forza. Mi piace mettermi in discussione e lavorare con compagni davvero bravi".

D’Ausilio ha parole anche per Pieraccini, tra i migliori nell’ultima uscita: "È un gran ragazzo dentro e fuori dal campo. A Cerignola aveva giocato male come tutti noi. Ma contro l’Altamura è stato bravissimo. Ha dato le garanzie che ci si aspetta da un giovane di prospettiva".

Fuori dal campo, il trequartista si è ormai ambientato: "Vivo al centro di Catania con la mia famiglia. Mi sento come a casa. Mi piace vivere la città nella sua quotidianità". E nello spogliatoio, tra i compagni, è diventato “il poeta”: "Trascrivo e porto delle frasi che condivido con la squadra. Sono incitamenti, oppure servono a ironizzare quando ce n’è bisogno. Dipende dai momenti".

Il suo grazie finale va a una figura per lui fondamentale, dentro e fuori dal campo: "Non solo per il ruolo, ma per il rapporto umano: devo ringraziare il mio procuratore, Bruno Cirillo".