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1980-1990

Recuperata finalmente la serie B, il Catania nella stagione 1980-81 si ritrovò in un campionato con Milan, Genoa, Sampdoria, Atalanta, Lazio, un torneo assolutamente qualitativo. Il Catania lo affrontò con De Petrillo ancora in panchina e arrivarono alcuni ottimi giocatori, dal mediano Mosti, allo stopper Salvatori, il difensore Ciampoli e due attaccanti, il giovane Bonesso e il tracagnotto De Falco. L’avvio della stagione è alquanto stentato con una sola impennata, con il pareggio per 0-0 imposto all’Inter al Cibali in Coppa Italia. Anche in campionato, non vengono che tre punti nelle prime sette partite (0-0 a Rimini, 0-0 in casa col Foggia, e il 2-2 casalingo con il Milan che acciuffa il pari al novantesimo con uno sfortunato autogol di Ciampoli). La prima vittoria arriva all’ottava giornata con il Monza per 2-1. Neanche il tradizionale derby con il Palermo porta fortuna al Catania, che in vantaggio per 3-1 (doppietta di Ciampoli, Barlassina, e gol di Calloni per i rosanero), si fanno raggiungere sul pari in modo rocambolesco. L’arbitro Paparesta di Bari, punisce con un rigore la trattenuta di Mosti su Bencina. Egidio Calloni dal dischetto non sbaglia, mentre ancora Bencina al novantesimo acciuffa il 3-3 con un gol in mischia. La rabbia dei tifosi esplode quando la Sampdoria passa 1-2 al Cibali, e arriva puntuale la squalifica del campo, doppiata nel ritorno per gli incidenti durante Catania-Atalanta finita 1-1. Fra una disavventura e l’altra si chiude l’andata a 18 punti e De Petrillo viene cacciato. Torna l’inevitabile Mazzetti, che realizzerà nel ritorno appena 17 punti. Nel ritorno si ottiene una risicata salvezza a quota 35 punti ottenendo la 13° posizione. Ma si subiscono troppe reti ben cinquanta (la maggior parte delle scoppole più pesanti arrivano in trasferta si ricorda, il 3-1 a Bergamo, il 3-1 a Genoa, il 4-1 con il L.R.Vicenza, il 4-0 con la Lazio, il 4-1 con il Milan). Il Catania ottiene solo una vittoria a domicilio, con un rotondo 1-4 al Bari. Miglior realizzatore sarà Barlassina con 7 reti, seguito da Piga con 5 realizzazioni e da Morra e Bonesso con 4. La formazione tipo era: Sorrentino, Croci, Labrocca, Ciampoli, Salvatori, Casale, Barlassina (Cap.), Morra, Castagnini, Piga, Bonesso.

Nella stagione successiva, resta Mazzetti ma come direttore tecnico per sfuggire al limite di età; l’allenatore è Giorgio Michelotti, rossazzurro della vecchia guardia. La stagione 1981-82 non è particolarmente fortunata ma getterà le basi per il futuro della prossima stagione. Arrivano pedine di grande rilievo come, l’attaccante Angelo Crialesi dal Brescia, il centrocampista Gamberini dal Bologna, ma soprattutto il centravanti Aldo Cantarutti dal Pisa. La marcia dei rossazzurri nell’andata è ottima. All’esordio vince 0-1 a Foggia, ma la domenica dopo si crolla 0-2 in casa col Varese. Subito dopo si perde 5-1 a Pisa, ma il Catania riparte con un doppio successo interno al Cibali con Perugia e Bari. Si vincerà anche all’Olimpico con la Lazio per 0-1 e alla sedicesima si trionferà in casa con Palermo per 3-1 con memorabile bordata di Gamberini. L’andata si chiude a quota 23 punti al terzo posto. Ma il ritorno è un crollo incredibile: sedici partite senza vincere, appena tre i successi di cui uno, quello col Palermo, a tavolino, perché agli ingressi della Favorita il difensore del Catania, Renato Miele, viene preso in pieno da una sassata scagliata contro il pullman dei catanesi. Il Catania fa in tutto 38 punti e ottiene un tranquillo 9° posto. Cantarutti e Crialesi fanno 10 reti a testa, preludio delle prodezze dell’anno successivo. La formazione base era: Sorrentino, Tedoldi, Brilli, Ciampoli, Castagnini, Vella, Barlassina (Cap.), Mosti, Morra, Crialesi, Cantarutti.

La stagione seguente, la 1982-83 si apre con un nuovo tecnico al comando. Arriva Gianni Di Marzio, artefice della promozione in serie A del Catanzaro. Nel mercato estivo in casa Catania giungono il difensore Giorgio Mastropasqua dalla Lazio, il terzino Claudio Ranieri dal Catanzaro, lo stopper Giorgio Chinellato dalla Cavese, il mediano Maurizio Giovannelli dall’Avellino, il centrocampista Ennio Mastalli dal Varese e la mezzala di punta Antonio Crusco dalla Cavese. Già in Coppa Italia si vedono i miglioramenti. Il Catania capita in un girone di ferro con Juventus, Milan, Genoa, Padova e Pescara. Alla prima i rossazzurri pareggiano in casa contro la Juventus per 1-1 (1’ Mastropasqua, 52’ Marocchino); alla seconda in casa col Genoa si vince 1-0 con gol di Crialesi; alla terza sul neutro di Piacenza si gioca Milan-Catania, in vantaggio i rossazzurri con rigore di Mastalli, si fanno prima raggiungere da Jordan e poi superare da Serena; alla quarta si vince ancora al Cibali per 2-1 con il Padova con reti di Cantarutti e Crialesi che ripresero lo svantaggio iniziale; alla quinta il pareggio sul campo del Pescara per 1-1 con gol di Marino, fece sfumare la qualificazione. In campionato, l’inizio è stavolta sprint. Si parte con una vittoria in casa della Cremonese con gol di Cantarutti, mentre la domenica dopo al Cibali si pareggia il casa col Milan (rigore di Baresi, rigore di Mastalli). Alla terza il Catania gioca in trasferta e conquista ancora i due punti, vincendo a Lecce con gol ancora di Cantarutti. Si pareggerà in casa per 0-0 contro la Reggiana, ma alla quinta, grazie ad una fucilata di Giovannelli si vincerà sul campo orobico dell’Atalanta. Arriveranno i pareggi per 0-0 in casa col Varese e alla Favorita col Palermo, sicchè all’ottava giornata s’incespicò nella prima sconfitta a Cava dei Tirreni contro la Cavese, grande formazioni in piena lotta per la A. Seguirono altri due pareggi con Pistoiese e Campobasso. Pronta riscossa casalinga con tre gol al Bari, nuova caduta a Como, altri tre gol all’Arezzo e ancora due pareggi, al Cibali con la Sambenedettese e a Bologna, dove si conduceva con rete di Cantarutti. Al giro di boa il Catania è quarto con 23 punti, dietro a Lazio 28, Milan 27 e Cavese 24. Nel ritorno, dopo aver bloccato il Milan sullo 0-0 a San Siro, la squadra rossazzurra perde fuori casa quattro volte consecutive, a Reggio Emilia, a Pistoia, a Varese e a Bari, pur intercalando successi interni sul Palermo 2-0 (Mastalli su rigore e Mosti) e sulla Cavese 2-0. Il Como, strappa un pareggio al Cibali e i conti alla dodicesima di ritorno sembrano non tornare. Ma ecco l’impennata: 2-2 ad Arezzo rimontando due volte con Cantarutti, 3-1 alla Sambenedettese, con autorete di Cagni, reti di Mosti e Mastalli. Battuto anche il Bologna 2-1, pareggio a reti inviolate a Monza, e liquidato in casa il Foggia 2-1, avendo così infilato sei partite utili consecutive. Ma al penultimo turno lo attende la Lazio all’Olimpico. Il Catania si battè sino in fondo, pareggiando con Crialesi un dubbio rigore di realizzato da Giordano, ma nella ripresa un autogol di Mastropasqua lo riporta in svantaggio. La gara finirà così e al Catania non resterà che tentare di trovare la promozione vincendo in casa col Perugia. Se Milan e Lazio sembrava irraggiungibili, Cremonese e Como erano ancora lì a caccia dell’ultimo posto utile per la A, con quelli della Cremonese in vantaggio di un punto sui comaschi e sugli etnei. Senonchè la Cremonese all’ultima non andò oltre il pareggio a Varese per 1-1, il Bari ormai retrocesso diede la partita al Como, come dire tutto stava nelle mani del Catania. Quella domenica del 12 giugno fu macchiata da un grave episodio: il vecchio custode dello stadio, esasperato dai continui dileggi dei tifosi della curva sud sovrastante il suo alloggio, imbracciò la doppietta e sparò nel mucchio. Ci scappò il morto e una decina di feriti. La gara di chiusura del Catania non fu affatto facile. Infatti i perugini passarono in vantaggio con un raggelante gol di Amenta. Ma nella ripresa, Cantarutti prima e Mastalli dopo, ribaltarono il risultato. Si finì a giocare un maxispareggio a tre a Roma. Il Catania con quaranta mila tifosi al seguito vinse la gara del 18 giugno contro il Como per 1-0 con gol di Crialesi su assist di Cantarutti. Fu l’unica segnatura di tutti gli spareggi e la gara del 25 giugno contro la Cremonese valse la promozione in serie A per la quarta volta. La formazione tipo era la seguente: Sorrentino, Ranieri (Cap.), Mosti, Giovannelli, Chinellato, Mastropasqua, Morra, Mastalli, Cantarutti, Crusco, Crialesi. Cannonieri del Catania furono: Cantarutti con 11 reti, Mastalli con 8 e Crialesi con 5. Il primo sponsor storico del Catania fu Haribo.

Con la promozione in serie A, sarebbe stato il momento di mettere assieme a Massimino una dirigenza che includesse forza tali da rinvigorirla, soprattutto economicamente. Non se ne fece nulla, e il Catania anche a causa degli spareggi arrivò tardi sul mercato e dovette accontentarsi di scarti. Si tentò allora il colpo di portare due brasiliani di vedette, ma anche questa premessa risulterà fallimentare. Arriverà Pedrinho, giocatore di indiscutibili qualità e riserva nella nazionale verdeoro. Questi prese l’avventura il Italia come sorta di vacanza premio, e in fatto di vita mondana ne combinò di cotte e di crude. Luvanor, molto giovane, era un’artista del palleggio corto e fu declamato dalla stampa come il “Nuovo Zico”. Ma anche lui non risultò secondo le aspettative, anche perché aveva terrore delle botte, e ne prese tante specie perché giocava in una “provinciale” e gli arbitri non lo tutelavano. Arrivarono altri ripieghi come l’ala destra Fortunato Torrisi del Torino e il centrocampista Ciro Bilardi dalla Cavese. Troppo poco per affrontare la A, così a novembre si tornò sul mercato, acquistando l’unico vero colpo del Catania. Arriverà Andrea Carnevale dal Cagliari, ma sfortunatamente per le scelte tattiche poco opportune finirà per fare la riserva di Cantarutti. L’esordio in Coppa Italia è deprimente: pareggio al Cibali con la Reggiana (C1) 1-1 con gol di Mastalli; sconfitta 2-0 in casa della Carrarese (C1); si perde anche a Verona con un altro 2-0; prima vittoria al Cibali contro il Cagliari 1-0 con gol di Cantarutti; all’ultima giornata non si va oltre il pareggio con il Campobasso per 1-1 con gol di Bilardi. Un girone facile dove il Catania arriva addirittura ultimo. L’11 settembre parte il massimo campionato di serie A, e il Catania parte fondamentalmente bene, pareggiando al Cibali 0-0 col Torino. La settimana dopo si andò ad Udine, passando pure in vantaggio con un autorete di Marchetti. Ma nei friulani giocava un certo Zico, che prima pareggio e poi raddoppio nella ripresa. Finì 3-1 con il gol nel finale dello stesso Marchetti. La domenica dopo c’è di scena la Sampdoria al Cibali e i blucerchiati passano subito in vantaggio con Mancini. Al 75’ però Pedrinho trova il colpo del pareggio definitivo. Il 2 ottobre si va a Milano contro i rossoneri di Castagner. Il Milan passa in vantaggio con Evani a fine primo tempo, ma al 78’ una grandissima punizione di Pedrinho pareggia la gara. I Catanesi sono in festa, ma non hanno nemmeno il tempo di mettere la palla al centro del campo che ancora Evani, un minuto dopo, mette dietro la porta di Sorrentino il gol del definitivo 2-1. La domenica dopo di scena al Cibali c’è il Pisa e i rossazzurri sono esaltati. Vincono 2-0 con doppietta di Cantarutti, scatenando facili entusiasmi. La cruda realtà sarà che quella rimarrà l’unica vittoria di tutto il torneo. Si perde il casa col Verona 0-1, ma si pareggia 0-0 ad Avellino (unico punto esterno della stagione). All’ottava si va a Firenze e il Catania presenta in prima linea Carnevale, finirà 5-0. Il 20 novembre arriva la Juventus e il Catania regge bene, ma al 77’ Paolo Rossi mette dentro lo 0-1, e subito dopo all’ 89’ arriva anche il gol di Michel Platini. Nel contempo la strada del Catania si fece sempre più in salita per le vessazioni inflittegli da più di un arbitro. A Roma con la Lazio si perse 3-0 con gol tutti nella ripresa (rigore di Giordano, Laudrup e ancora Giordano), mentre in casa arrivò un pareggio con il Napoli a reti inviolate. A Genova si consumò l’ultimo atto di Di Marzio, con la sconfitta con i rossoblu per 3-0 con autorete di Bilardi, e doppietta di Briaschi, di cui uno, manco a dirlo, su rigore. Di Marzio se andò per non vedere la sua “creatura” affondare e arriverà al suo posto Giovambattista Fabbri. Il Catania affronta l’Ascoli e conduce per 1-0 con rete di Crialesi, ma l’arbitro D’Elia di Salerno vede un rigore inesistente per i marchigiani, batte De Vecchi e realizza il pareggio a tre minuti dalla fine. I tifosi cominciano a non poterne più. All’Olimpico si perde con onore 1-0 con rete di Maldera e si chiude la settimana dopo l’andata con un pareggio d’oro in casa con l’Inter. Il Catania è ultimo a 8 punti ma il distacco dalle altre è minimo e la classica recuperabile. Sfortunatamente non sarà così. Col Torino si perde 2-0 con rete di Selvaggi e Ferri, con l’Udinese finisce 0-2 con doppietta di Zico, e con la Sampdoria si cede 2-0 con gol di Vierchowod e Zenone nei primi diciotto minuti. Ma è il 22 gennaio che ci sarà la svolta nel campionato del Catania. Al Cibali arriva il Milan e dopo appena quattro minuti i rossoneri sono in vantaggio con rete di Carotti. Il Catania si rimbocca la maniche e trova il pareggio al 38’ con Bilardi. Nella ripresa accade il miracolo. Cantarutti infila nella porta di Piotti un gol d’antologia in rovesciata volante. L’arbitro Benedetti di Roma, annulla per imperscrutabili motivi. E’ la fine del mondo, i tifosi tentano l’invasione e per forza di cose il terreno amico viene squalificato. La gara dopo è col Pisa che vendicheranno con i gol di Berggreen e Kieft l’onta dell’andata, mentre a Verona il gol di Cantarutti rende meno amara la doppietta di Iorio (ancora uno su rigore) e il gol di Galderisi. Sul campo neutro di Messina, il Catania si fa raggiungere dall’Avellino il gol di Carnevale con quello di Barbadillo. Si torna al Cibali per incassare l’ennesima sconfitta con la Fiorentina con doppietta di Monelli, ma l’arbitro Pieri di Genova non concede un rigore nettissimo ai rossazzurri. Di nuovo giù tutto e nuova squalifica, per tre giornate stavolta, in pratica la serie A a Catania si chiude con i gigliati. A Torino con la Juve si perde 2-0 con doppietta del capitano Scirea, mentre sul neutro di Palermo il Catania pareggia 1-1 con la Lazio, segnando per prima con Carnevale e subendo il solito rigore con D’Amico. Col Napoli si perde nettamente per 3-0 con gol di Dirceu, Dal Fiume e Pellegrini, mentre sul neutro di Cosenza concediamo ancora il fianco al Genoa perdendo 1-2 dopo essere passati in vantaggio con Pedrinho. Si perde anche ad Ascoli 2-1 dopo il momentaneo pareggi di Cantarutti, ma la gara dell’orgoglio arriva sette giorni dopo a Palermo. C’è la Roma campione d’Italia e vince addirittura 0-2 con gol di Maldera e Chierico. Nella ripresa il Catania prima pareggia con Carnevale e poi trova il clamoroso pareggio “su rigore” all’83’ con Torrisi. Si chiude la triste storia di quel campionato di Serie A con la scoppola dall’Inter per 6-0, doppietta di Muller in due minuti e quaterna di Altobelli di cui uno su rigore. Il Catania arriva al 16° posto con appena 12 punti, 14 gol fatti e 55 subiti. Un record per i campionati a sedici squadre. Capocannoniere del Catani fu Cantarutti con 4 reti, seguito da Carnevale e Pedrinho con 3. La formazione tipo era Sorrentino, Ranieri (Cap), Giovannelli, Pedrinho, Mosti, Mastropasqua, Torrisi, Mastalli, Cantarutti, Luvanor, Carnevale. Lo sponsor era S7.

La parabola di Massimino cominciò a divenire discente, dopo il mesto ritorno in Serie B. Per la stagione 1984-85, il Catania si privò dei pezzi pregiati, quali Sorrentino ceduto al Cagliari, Torrisi alla Lazio, Cantarutti all’Ascoli e Carnevale all’Udinese. Si tenne i vecchi Giovanelli, Mastalli e Mosti e conservò i due brasiliani Luvanor e Pedrinho. Arrivano il portiere dal Campania Dario Marigo, il difensore Maurizio Longobardo dal Pisa, lo stopper Roberto Pidone dalla Cavese, il libero Adriano Polenta dallo Jesi, l’ala destra Guglielmo Coppola dal Padova, l’ala sinistra Sandro Pellegrini dal Torino, il libero Rosario Picone dal Rende, il centrocampista Franco Ermini dal Perugia e ci fu il ritorno del centravanti Carlo Borghi dall’Ascoli. Il nuovo allenatore era Antonio Renna, mister con la fama di sergente di ferro. Ma il Catania portò in panchina il direttore sportivo Giacomo Bulgarelli, che si portava una certa immagine da testimonial che faceva effetto soprattutto sugli arbitri. L’inizio andò abbastanza bene con il Catania che infila quindici risultati utili consecutivi, anche se la maggior parte sono tutti pareggi. Troppo bello per durare. Ci fu lo stesso Massimino alla radice del “trend” negativo del Catania: geloso probabilmente della popolarità di Bulgarelli, lo mise nella condizione di andarsene, non rispettando gli impegni economici concordati e le cose andarono malissimo. Una sola vittoria nel girone di ritorno valsero appena il raggiungimento di 35 punti, sufficienti per salvarsi ed arrivare al 14° posto in classifica. Di quella stagione si ricorda il 3-1 al Cagliari, il 3-1 al Parma, e l’unica vittoria esterna in casa dell’Empoli per 1-3. Capocannoniere di quella stagione fu Pedrinho con 7 reti, seguito da Coppola e Borghi con 5. La formazione tipo era: Marigo, Longobardo, Pidone (Cap.), Giovannelli, Pedrinho, Polenta, Coppola, Mastalli, Borghi, Luvanor, Ermini. Lo sponsor era Pasta Poiatti.

Anche il secondo campionato di serie B, dopo la disastrosa chermesse in massima serie, non fu particolarmente felice. Era tornato Gennaro Rambone e con lui erano arrivati giocatori di esperienza come lo stopper Nazzareno Canuti dal Genoa, il centrocampista Piero Braglia dalla Triestina, ma anche giovani talentuosi come il difensore Nicola Garzieri dalla Casertana, lo stopper Marco De Simone e l’ala destra Pietro Puzone dal Napoli, il mediano Silvio Picci dal Torino e il centravanti Roberto Mandressi dalla Cavese. Le prime due giornate della stagione 1985-86 furono incoraggianti con la vittoria in casa con il neopromosso Brescia 2-1, e il pareggio in casa dell’Arezzo per 1-1. Alla terza però il Catania si arrende al Cibali con il Cesena perdendo pesantemente per 2-4. Il Catania non convince più di tanto e il rapporto con Rambone non dura fino a Natale. Dopo infatti la sconfitta a Cagliari per 3-1, torna sulla panchina Guido Mazzetti a fare da direttore tecnico, mentre Salvo Bianchetti è l’allenatore. La nuova coppia ce la mise tutta e a fine girone d’andata erano appena 18 i punti conquistati con solo sei vittorie. Nella prima di ritorno, dopo l’ennesima sconfitta 2-0 con il Brescia, c’è un passaggio di consegne come allenatore, passando il testimone da Bianchetti ad Antonio Colomban, mantenendo sempre Mazzetti come D.T.. Ma in aprile il Catania annaspava nuovamente perdendo posizioni ogni settimane. Dietrofront e ritorna Rambone, che stavolta riuscì in una difficile operazione di salvataggio. Il precipizio era stato sfiorato, ma come si vedrà l’esperienza non insegnerà nulla. Il bottino del Catania è un mesto 13° posto con 36 punti conquistati, senza ottenere nemmeno una vittoria in trasferta. In quella stagione con il Palermo nuovamente in B, si otterrà una vittoria interna per 1-0 e un pareggio alla favorita per 0-0. Ma il Palermo seguirà un triste destino con la radiazione che lo porterà a rimanere senza calcio per una anno per poi ripartire nel 1987 con i rosanero in C2. Capocannoniere della stagione fu Borghi con 10 reti, seguito da Mandressi 4 e Puzone e Braglia con 3 realizzazioni. La formazione tipo era: Marigo, Longobardo, De Simone, Polenta, Pedrinho, Canuti, Puzone, Pellegrini, Braglia, Borghi (Cap.), Luvanor, Mandressi. Lo sponsor era Casamercato.

L’allenatore Gennaro Rambone, rimase anche l’anno seguente e i credette di aver fatto un grande affare rilevando per il campionato 1986-87, l’intero pacchetto dei giocatori del Perugia, retrocesso direttamente in C2 dalla CAF. Arrivarono dalla squadra umbra, il terzino Corrado Benedetti, il mediano Attilio Tesser e i centrocampisti Walter Alfredo Novellino e Walter Allievi. Arrivò anche come rincalzo dal Palermo, il centravanti acese Orazio Sorbello, ma in realtà terrà lui a galla il Catania. L’allenatore in seconda era Salvo Bianchetti. Nonostante un avvio promettente con il successo esterno a Bologna per 0-1, il cammino dei rossazzuri fu assai stentato. Si chiuse l’andata con appena quattro vittorie e 17 punti. In aprile la minaccia della retrocessione era ormai incombente e dopo la pesantissimo scoppola in casa del Campobasso 4-0, anche’esso inguaiato in fondo alla classifica, vi fu l’esonero di Rambone. Arrivò il tecnico Bruno Pace e con lui in effetti si riavvicinò l’obiettivo salvezza: pareggiò 1-1 a Messina una partita che il Catania aveva già in tasca grazie a un gol di Allievi da centrocampo; si bloccò in trasferta anche l’Arezzo per 0-0, bastò un gol per superare al Cibali il Bari e si vinse anche a Trieste ancora con una rete di Allievi. Alla penultima di ritorno si gioca Catania-Cagliari con i sardi già retrocessi in C1. Sfortunatamente il Catania non va oltre lo 0-0 e non gli restò che sperare nell’ultima partita a Cesena dove i romagnoli si giocavano tutto per ottenere la promozione in A. E’ il 21 giugno al campo della “Fiorita”. Il Cesena vince 1-0 con gol di Bordin, ma l’arbitro Paparesta di Bari concede un rigore al Catania. Parte piano Polenta e spiazza Sebastiano Rossi, è gol, ma l’arbitro fa ripetere, aveva spezzato la corsa. Riparte piano Polenta e segna di nuovo, ma l’arbitro fa ripetere per la terza volta. Stavolta dal dischetto batte forte e centrale Braglia, che mette dentro, è pareggio. Ma il destino aveva deciso altrimenti. Nell’occasione vestì i panni di Garzieri che diede una lieve spinta i area al “cascatore” Barozzi, per Paparesta è rigore. Batte Traini è per il Catania è serie C1, mentre in Cesena grazie alla vittoria approderà agli spareggi per la serie A che vincerà contro Cremonese e Lecce. Il Catania arrivò al 19° posto con 32 punti, appena uno in meno per giocare gli spareggi per la salvezza. Miglior realizzatore della stagione fu Orazio Sorbello con 7 reti, seguito da Allievi con 5 e Borghi con 3. La formazione tipo era: Onorati, Benedetti, De Simone, Polenta, Canuti, Tesser, Allievi, Braglia, Pellegrini, Borghi (Cap.), Sorbello. Lo Sponsor era Euroass Assicurazioni.

Dopo la retrocessione (la terza caduta in C in tredici anni) la fiducia della tifoseria nei confronti di Massimino era ai minimi storici, nonostante il presidente rossazzurro non ne volle di andarsene. Fu necessaria una raccolta di firme e la minaccia di boicottaggio allo stadio per far salire una nuova cordata. Il Catania era passato ad Angelo Attaguile, presidente dell’Istituto case popolari, con Franco Proto amministratore delegato. Sembrava la soluzione ideale ma presto gli equilibri salteranno e porteranno alle dimissioni di Proto che poi la città di Catania ritroverà nell’altra realtà calcistica, l’Atletico Catania. Nella stagione 1987-88 in serie C1, arrivarono il difensore Roberto Carannante dal Napoli, Andrea Cuicchi e Fabrizio Del Rosso dal Messina, il centrocampista Mirko Mattei dal Rimini, il centravanti Giancarlo Marini dal Campania Puteolana e i portieri Marigo (già al Catania due anni prima) e Beccari. L’allenatore era il nuovo tecnico Osvaldo Jaconi. Nel primo entusiasmo, i nuovi arrivati avevano promesso un ritorno in serie A fulmineo. Ma commisero l’errore di allontanare l’unico allenatore che nel bene o nel male aveva conquistato punti, sciupandone anche un bel po’ (si ricordano le gare con Brindisi e Torres, con il Catania in vantaggio di due reti e poi recuperato nel finale. Arrivò dopo Pietro Santin e le cose andarono anche peggio, finchè il Catania non si ritrovò in piena lotta per non retrocedere in C2. Arrivò il terzo avvicendamento in panchina, con il ritorno di Bruno Pace. E grazie a lui si arrivò e alla vittoria all’ultima giornata sulla Salernitana per 1-0 si arrivò a toccare quota 30 punti con Brindisi e Nocerina. Una squadra doveva però retrocedere, ma mentre i pugliesi potevano contare su un maggior numero di punti negli scontri diretti, Catania e Nocerina erano costretti a dover spareggiare per un posto in C1. A distanza di dieci anni lo spareggio fra le due formazioni si ripropone con una posta in palio totalmente differente. A Cosenza, il 12 giugno 1988 le due formazioni si affrontano ma stavolta sono gli etnei a spuntarla con un gol di Marini al 9’ e con il sigillo di Borghi al 48’. E’ salvezza. Di quella disgraziata stagione si ricorda solo la vittoria sul Licata per 2-1 (che poi andrà in serie B) e il 4-0 al Campania. Il Catania chiude al 15° posto con appena 30 punti. Il miglior realizzatore di quella stagione fu per assurdo Adriano Polenta con 6 reti, seguito a 4 da Borghi, Del Rosso e Marini. La formazione tipo era: Marigo, Picone, Tesser, Garzieri, Rossi, Polenta, Puzone, Maddaloni, Borghi (Cap.), Marini, Del Rosso. Lo sponsor era Cosmo TV.

Nella stagione 1988-89 rimase al comando Bruno Pace di una squadra in buona parte rinnovata. Arrivò in primis il bomber trentenne Nicola D’Ottavio dalla Casertana, il centravanti Nunzio Di Dio dalla Juventina Gela, l’ala interna Maurizio Raise dal Lecce, il portiere Enrico Nieri dal Messina, il giovane centrocampista talentuoso Giuseppe Scienza dal Foggia, il difensore Massimo Tarantino dal Palermo e il ritorno del veterano Ennio Mastalli ripreso dal Lecce. Il campionato fu complessivamente mediocre e i risultati non fecero che andare peggio a dicembre. Dopo la sconfitta per 1-0 a Casarano, Attaguile esonera Pace e promuove allenatore della prima squadra Melo Russo, fino ad allora allenatore della primavera, con la speranza di rinnovare i fasti di Di Bella. Russo in effetti partì bene, vincendo al Cibali contro il Cagliari 1-0, che poi andrà in B, e contro la Salernitana 5-0, ma il fatto che gli era stato rifilato un blocco di giocatori anziani e cavalli di ritorno che non diedero buona prova. Il Catania alla fine chiude con un mesto 10° posto con 34 punti, dietro a Palermo e Giarre. I derby si chiusero contro i rosanero 1-1 e 0-0, mentre con i giarresi 0-0 in entrambe le gare. Miglior realizzatore fu Marini con 5 reti, seguito da D’Ottavio con 4. La formazione tipo era: Nieri, Rossi, Tesser, Mattei, Polenta, Scienza, Borghi (Cap.), Mastalli, Di Dio, Marini, D’Ottavio. Nuovo sponsor Proter.

Nella stagione seguente con alla guida ancora Melo Russo, la società decise di dare una decisa rinnovata al pacchetto giocatori. Una buona parte di essi furono ceduti in blocco alla Pro Cavese in C2, mentre arrivano alcuni nomi importanti come il portiere Mario Paradisi dal Como, il libero Walter Biagini dal Taranto, il pacchetto empolese formato dal mediano Luca Della Scala, il terzino Andrea Salvadori e soprattutto il bomber Loriano Cipriani. Arrivarono anche Antonio Schio dal Foggia e Angelo Sciuto dal Giarre, nonché i giovani di belle speranze Emanuele Docente e Roberto Zuppardo dalla Juventina Gela. Si partì malissimo con una sconfitta 2-0 alla Jacovone di Taranto, ma alla terza arriva una prima vittoria in traversa contro il Francavilla. Ma Russo faceva incetta soprattutto di pareggi, anche se a metà campionato, sembrava che la squadra rossazzurra potesse puntare alle alte zone della classifica. Sfortunatamente, o volutamente come pensano i maligni, la squadra etnea incappò all’ultima di andata nelle più clamorose delle sconfitte contro il Brindisi per 4-1 in un Comunale mezzo diroccato per lavori in corso. Fu subito esonerato Russo e si affacciò nel mondo di Catania un campione del passato, Angelo Benedico Sormani, che con la sua freddezza, rivitalizzò la squadra e misi assieme un bilancio positivo. Il Catania chiude al 6° posto con 39 punti, dietro ancora al Giarre che giungerà quarto e al Palermo, quinto; solo dodicesimo il Siracusa. Capocannoniere della stagione fu Cipriani con 12 reti.

Fonte foto: mimmorapisarda.it; tuttoilcataniaminutoperminuto.it

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