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1970-1980

Per l’ottava volta il Catania è nella massima serie, ma alla società spetta l’arduo compito di costruire una squadra all’altezza. Con un passivo di 150 milioni e nessuno in grado di supportare Massimino, il presidente si decise nel puntellare la formazione che l’anno prima in serie B diede buoni risultati. Affidata ancora a Rubino, arrivò in primis Romano Fogli dal Milan, ma ormai aveva trentadue anni e l’età si faceva già sentire. Giunse nuovamente anche Piero Baisi dal Pisa, il mediano Marcello Tentorio dal Cagliari. Se ne andarono invece Gavazzi, Zulich, Zimolo e Trombini. Dopo le partite d’assaggio di Coppa Italia (due pareggi e una sconfitta a Napoli) e la brevissima parentesi nella Mitropa Cup con l’eliminazione agli ottavi di finale gli jugoslavi del Celik (3-0 a Zenica, mentre si vinse 1-0 al Cibali), l’impatto col campionato 1970-71 per il Catania si rivela subito proibitivo. All’esordio di fronte c’è la Juventus al Cibali e i bianconeri passano con rete di Bettega. Ma il grande problema dei rossazzurri è la totale sterilità della formazione etnea. Solo dopo 543 minuti arriverà la prima rete con Baisi, e con essa la prima vittoria per 3-1 (Bonfanti e Vaiani le altre due reti) sulla Lazio, quell’anno mal messa e alla fine retrocessa. L’altra vittoria arriverà nel girone d’andata dopo sette giornata sul Torino per 1-0 con gol di Bonfanti, con un finale giallo, per un calcio di rigore respinto da Rado, ripreso ed insaccato da Rampanti, prima convalidato e poi non più dall’arbitro milanese Vacchini, mentre la folla rumoreggiava. Alla fine del girone d’andata il Catania e la Lazio sono appaiate in fondo alla classica con soli nove punti. Fin da allora si comprenderà che la salvezza è difficile. Nel frattempo sul Catania cadeva anche la sciagura della morte per incidente stradale di Limena ad appena ventidue anni. Nel girone di ritorno, il trend non cambia. Arrivano altri tre successi, uno esterno a Varese con rete di Bernardis, poi 2-0 al Foggia in casa, e infine 1-0 sempre al Cibali con il Napoli. Si chiuse mestamente all’ultimo posto (16°) con soli 21 punti e retrocedette in B insieme a Lazio e Foggia. In trasferta si perse pesantemente 5-0 sia con la Juventus che con la Roma, mentre con il Milan si affondò 4-0. La formazione tipo era: Rado, Strucchi, Limena, Buzzacchera (Cap.), Reggiani, Bernardis, Volpato, Pereni, Baisi, Fogli, Bonfanti. I migliori marcatori furono Bonfanti con 5 reti e Baisi 3, con il Catania che realizzò appena 18 reti.


Tornato in serie B, Massimino si preoccupò di allestire una formazione competitiva. Liquidato Rubino, ci si affida alla prima esperienza di allenatore di Calvanese, ma durerà appena quattro settimane, per richiamare in panchina Di Bella, dopo un brevissimo interregno di Gigi Valsecchi. Erano arrivati per la stagione 1971-72, Carlo Guasti difensore dal Prato, Ubaldo Spanio difensore dalla Sampdoria, Vito D’Amato ala dal Verona e Fulvio Francesconi attaccante sempre dalla Samp. L’avvio in Coppa Italia è pessimo, ma da ricordare è il pari interno con il Milan con gol dei rossazzurri con Baisi e pareggio dei rossoneri con Prati. Pure in campionato la partenza è difficile. Pari casalingo con l’Arezzo per 1-1, poi sconfitta a Cesena e prima vittoria con la Ternana 1-0, sconfitta nel derby col Palermo con gol fulmineo di Lancini che di fatto costa la panchina a Calvanese. Con Di Bella le cose vanni meglio, infilando una serie positiva di sette gare con vittorie esterne a Como (segna Baisi) e a Modena. Si perde alla dodicesima con la Lazio all’Olimpico di misura, mentre la domenica dopo si pareggia 1-1 in casa col Livorno per una rete irregolare di Righi (palla crossata da oltre la linea di fondo) e convalidata dall’arbitro Porcelli di Lodi. La cosa non viene presa bene dai tifosi che rispondono con una fitta sassaiola. Nuove violenze dei tifosi esagitati che incendiano i cartelloni pubblicitari e le stesse tribune in legno Sono quattro le giornate di squalifica, costringono la squadra a peregrinare a Messina (0-0 col Genoa), a Reggio Calabria (0-0 col Bari), a Ragusa (4-1 con la Reggina), a Siracusa (1-0 col Cesena). Alla fine del girone d’andata il Catania non è che decimo e il distacco dal terzo posto è di sei punti, pressochè incolmabile. Il Cibali riapre i battenti solo il 5 marzo, per il derby con il Palermo con un 1-1 con reti di Ferrari e di Baisi. Si vince sul neutro di Alessandria contro il Monza per 0-2. Ma il 19 marzo c’è Catania-Como e i rossazzurri stanno vincendo 2-1. A sei minuti dalla fine, l’arbitro Sgherri di Grossetto, gratifica i lombardi di un calcio di rigore più che discutibile. E’ nuovamente la fine del mondo: tentativo d’invasione, sassaiola, arbitro colpito mentre rientra. Altre cinque giornate di squalifica del campo, nove in tutto, metà delle gare interne, è già un miracolo finire all’8° posto, chiudendo a Reggio Calabria con la quinta vittoria esterna. Il Palermo, andrà in serie A insieme a Ternana e Lazio. Capocannoniere della stagione fu Francesconi con 10 reti, seguito da Bonfanti con 9 e da Baisi con 6. La formazione tipo era: Rado, Buzzacchera (Cap.), Spanio, Strucchi, Bernardis, Montanari, Fogli, Baisi, Francesconi, Bonfanti. Il malcontento fra i tifosi continua a serpeggiare. Massimino si rende conto che per sedare gli animi serve un ulteriore sforzo economico.


Nella stagione 1972-73 arrivano il filiforme difensore Simonini dal Modena, lo stopper Ghedin dalla Fiorentina, Picat Re punta dal Novara, il centravanti Turchetto dal Vicenza, il portiere Muraro dal Rovereto. Se ne vanno invece Baisi, Bonfanti e Pereni, troppi attaccanti in una sola volta. Inoltre il malcontento si sposta anche fra i giocatori per il mancato accordo con la presidenza. Montanari e Bernardis saltano l’esordio in Coppa Italia, dove il Catania va male come al solito, dove si perde con la Reggiana, poi a Brescia, si pareggia a Vicenza contro una squadra di A e poi si riperde al Cibali col Torino. La partenza in campionato è incoraggiante. Si vince in casa della Reggina con gol di Francesconi, e la squadra cammina complessivamente in modo dignitoso: fortissima in casa, ma vincente solitamente con il minimo scarto, con belle vittorie solo su Lecco (3-0) e Reggiana (3-0). Si difende bene anche in trasferta e nel girone d’andata chiude terza. Speranze riaccese? Sicuro, soprattutto quando all’undicesima e dodicesima di ritorno il Catania vince 1-2 a Mantova e 0-1 a Catanzaro. Sembra il colpo d’ala, anche perché arrivano di seguito, le vittorie con Lecco e Bari in casa e il pareggio esterno per 0-0 a Cesena. Ma la domenica della sedicesima di ritorno, ad Arezzo, i rossazzurri si sbilanciano in cerca dei due punti e subiscono il gol degli amaranto. Solo un pari a Varese, con il Genoa in casa incassa una pesante sconfitta per 1-2 e all’ultima a Brindisi cede anche per 1-0. Chiude al 5° posto con 43 punti e vede soffiare dal Foggia e dal Cesena la promozione già acquisita. 29 reti realizzate contro 20 subite (miglior difesa del torneo), cannoniere è ancora Francesconi con 10 reti, Scarpa ne mette dentro 4 e D’Amato 3. Formazione tipo: Rado, Simonini, Ghedin, Montanari, Spanio, Bernardis, Fogli (Cap.), Francesconi, Picat Re, D’Amato, Volpato.


L’ennesimo scacco alla serie A, suscitò malumore tra i tifosi e la contestazione contro Massimino divenne altissima. Si arrivò per forza di cosa a un cambio al vertice anche se buona parte della azioni della S.p.A. restarono in mano a Massimino. Salvatore Coco divenne il nuovo presidente, con Salvatore Costa come amministratore delegato. Della campagna acquisti per la stagione 1973-74 si occupò lo stesso Di Bella con il segretario Giovanni Mineo. Molti arrivi e qualcuno anche indovinato. Arrivano Zelico Petrovic, il portiere jugoslavo dal Novara, mentre Rado passerà alla Reggiana come secondo, lo stopper Antonio Ceccarini e il mediano Antonino Fatta dall’Acireale, l’ala destra Giampietro Spagnolo dalla Reggiana, l’attaccante Claudio Piccinetti dal Prato, la mezzala Guido Biondi che era ritornata dal Rovereto, il centrocampista Adelchi Malaman dalla Juve Stabia, nonché Roberto Benincasa, Antonino Cantone e Giovanni Ligabue. Di Bella, in verità, voleva una squadra di maggiore affidamento, non avendola avuta, già nel ritiro di Valdagno, decise di andarsene. La società accolse le dimissioni quasi a togliersi un ulteriore peso, sarà il primo di una serie di errori capitali. La guida fu affidata Guido Mazzetti. Solita altalena in Coppa Italia, in cui si vince col Como e si pareggia con la Sampdoria, ma si beccano quattro gol dall’Inter a San Siro e si perde 1-0 con il Parma. L’inizio del campionato non è proprio male, e l’imbattibilità del Catania dura sino alla sesta giornata quando i rossazzurri crollano 4-1 in casa della Reggiana. Ma nell’arco di quelle sei gare arrivano due vittorie (0-1 a Bari con gol di Spagnolo e 2-1 con l’Arezzi al Cibali e quattro pareggi). Il derby del 1974 con il Palermo si chiuse sull’1-1, reti di Arcoleo e Piccinetti. Otto giorni dopo si passa a Catanzaro con un gran diagonale di Malaman. Questi scalda la dirigenza che vuole di più da una squadra che chiude l’andata in una posizione di classifica tranquilla, 19 punti in altrettante gare. Nulla fa pensare che nel ritorno la situazione precipiti in modo clamoroso. Altra polemica è l’imposizione a Mazzetti di far giocare il giovane centravanti originario della Massimiana, Francesco Colombo, e quando con il Bari in casa si perde 0-1 con tanto di cartelloni bruciati e due giovani feriti da un colpo di pistola, il tecnico viene liquidato. Ritorna in panchina Valsecchi che dovrebbe svolgere il ruolo di docile esecutore dei “suggerimenti” dall’alto. Senonchè le cose nel ritorno vanno malissimo con una vittoria soltanto e cinque pareggi. Il Cibali che si era salvato dalla squalifica dopo la sconfitta col Bari, non la evita il 7 aprile contro il Novara, con i piemontesi in vantaggio per 0-2. A sette minuti dalla fine, tutti vedono un “mani” del novarese Udovicich. L’arbitro Prati di Parma, non concede il penalty, due tifosi entrano in campo mentre una fitta sassaiola costringe squadre e direttore di gara a battere in ritirata. La polizia sarà obbligata a caricare la folla e la squalifica sarà inevitabile. Nell’estremo tentativo di salvare il Catania, viene chiamato Prenna, che parte pure bene battendo a Palermo l’Avellino con rigore di Spagnolo, ma una rondine non fa primavera. Si fa pari a Reggio con la capolista Ascoli, si torna a Palermo per perdere col Brescia, e alla Favorita contro i padroni di casa, Malaman a tre minuti dalla fine trova il gol dell’1-1. Il Catania perderà anche in casa col Catanzaro, e a Reggio Calabria dove di solito era terra di conquista, scivolando all’ultimo posto. Il campionato di B del Catania si chiude in casa contro la Ternana con i rossoverdi che vinceranno 1-2 e andranno in A. La situazione fu avvilente e qualcuno dichiarò che la squadra aveva remato contro. Si arriva 20° con soli 26 punti ed è dopo venticinque anni serie C. Il miglior realizzatore fu Spagnolo con 10 reti, seguito da Manaman con 3. La formazione tipo era: Petrovic, Simonini, Ghedin, Spanio, Ceccarini, Fatta, Fogli (Cap.), Spagnolo, Picat Re, Malaman.


Fu l’accoppiata dirigenziale Coco-Costa a pagare per quella sciagurata stagione, così alla corte del Catania tornò Angelo Massimino, che stavolta fu all’altezza della situazione. Chiamò per la stagione 1974-75 il vulcanico allenatore Gennaro Rambone e svecchiò la squadra, acquistando in primis un altro attaccante dal gol facile come Claudio Ciceri, nonché il libero Fraccapani, lo stopper Battilani, l’interno Giagnoni e si valorizzarono i prodotti del vivaio con Angelozzi e Castorina. Il Catania partì dalla serie C con chiari propositi di riscatto, ma doveva fare i conti con due formazioni pugliesi di grande carisma, il Bari e il Lecce. L’inizio stagione non fu dei più promettenti, anche se nel gironcino di Coppa Italia di serie C, il Catania superò gli ostacoli Acireale e Siracusa senza tanti problemi. Ma scatta il problema degli ingaggi, il primo a lamentarsi fu Rambone che scontento del suo contratto ha una lite furibonda e abbandona la squadra. Massimino non battè ciglio e chiamo per la panchina nuovamente Egizio Rubino, che si rivelerà l’uomo giusto. Il Catania va come un treno, infilando ben ventitré giornate utili, perdendo solo alla quinta di ritorno al Celeste contro il Messina 2-1 nonostante un bel gol di Angelozzi, sotto una pioggia di agrumi con cui i delusi tifosi catanesi bombardarono il mediocre arbitro Chiapponi di Livorno, costretto a sospendere il gioco per qualche minuto. Bari e Lecce si riportano in linea (i quattro confronti diretti, sui tre campi, finiranno tutti in parità, 0-0 e 1-1 col Bari, 1-1 e 0-0 col Lecce). Con l’Acireale senza ancora il nuovo stadio, il Catania otterrà una vittoria in casa dei granata per 1-3 nonostante il vantaggio dei locali, mentre nella gara di ritorno i rossazzurri dilagheranno addirittura 6-0. Ma il finale di campionato si tingerà al solito di giallo. Il Bari con un grosso seguito di tifosi va a giocare a Benevento. Sull’1-1 si scatenata una fitta sassaiola per il pareggio ottenuto dei locali. La partita viene sospesa e la Lega da partita persa ad entrambe le squadre. Senonchè il Bari, ben appoggiato ai piani alti, riesce a far annullare il verdetto: si rigioca e stavolta i biancorossi vincono 1-2. Il distacco dal Catania torna ad un punto e quell’anno dalla C saliva una sola formazione per girone (erano tre). Il gap di un punto si trascina fino all’ultima giornata con le due formazioni che non sbagliano un colpo, mentre il Lecce aveva ormai ceduto. L’ultima di ritorno vede il Catania di scena a Torre del Greco con la Turris. Il campo del “Liguori” è strapieno di tifosi catanesi, ma non va tutto liscio. L’arbitro Mascia di Milano non dà un calcio di rigore netto per il Catania, vede un di Ciceri in fuorigioco che non c’è e commetterà altri errori. Sugli spalti succede di tutto. Alcuni tifosi irrompono in campo, ma fra il fuggi fuggi generale, qualcuno riesce a mantenere la testa sulle spalle e i giocatori e i dirigenti riescono a sedare gli animi. Intanto il Bari con la Salernitana sta vincendo e questo comporterebbe lo spareggio con gli etnei. Ma miracolo: la gara con la Turris riprende e questa volta il Catania dilaga. Segna Ciceri al 73’, raddoppia Fatta al 77’ e chiude con il definitivo 0-3 l’attaccante Malaman. Il Catania vince il campionato al primo posto con 57 punti e una sola sconfitta. Capocannoniere del torneo fu Spagnolo con 20 reti, suo vice Ciceri con 18 (mai vi fu coppia nel Catania così prolifera). La squadra che vinse era la seguente: Petrovic, Fatta, Prestanti, Benincasa, Battilani, Poletto, Giagnoni, Biondi, Ciceri (Cap.), Spagnolo, Malaman.


Per la stagione 1975-76, riconquistata subito la serie B, ci si riaffidò a Rubino, ma le cose non andarono altrettanto bene. Dal mercato erano arrivati il baffuto difensore dal Siracusa Domenico Labrocca, la giovanissima mezzala Damiano Morra di provenienza Parma, e il centrocampista Franco Panizza dalla Ternana. Ma la partenza più pesante fu la cessione di Giagnoni. La politica rossazzurra cambiò molto, e mentre i tifosi speravano in un attacco alla serie A, la dirigenza pensa più a conservare il posto fra i cadetti. L’inizio in Coppa Italia fu incoraggiante, sfiorando la qualificazione per la prima volta, ma ci si dovette arrendere al Cibali 1-4 contro il Torino che sarà poi campione d’Italia. In campionato il Catania si sostenne decorosamente ma nel finale rischiò grosso. Nella prima fase del campionato ottenne quattro sole vittorie (ottimo il 4-1 al Modena) che valevano il tranquillo quattordicesimo posto, ma nel ritorno non andò meglio, anzi fu grazie a due successi esterni, 0-1 con la Ternana e 0-1 con il Piacenza, che gli etnei si salvarono proprio a discapito degli emiliani. Insoddisfatto della marcia di Rubino, a marzo Massimino richiamò Mazzetti. Il bilancio finale fu 17° posto con 35 punti, appena tre più del retrocesso Piacenza. Nei derby con il Palermo si bisserà il punteggio di 1-1. Ciceri risultò il miglior realizzatore con 11 reti, Spagnolo arrivò a 6, mentre Malaman a 3. La formazione tipo era: Petrovic, Fraccapani, Labrocca, Simonini, Battilani, Poletto, Panizza, Morra, Spagnolo, Malaman, Ciceri (Cap.).


Chiusa senza gloria la stagione, Massimino, tentò di rimescolare le carte richiamando Di Bella per la stagione 1976-77, ma non gli mise a disposizione una grande squadra. I nomi più importanti furono il centrocampista Renzo Barlassina dal Brindisi, il difensore Giovanni Bertini dalla Fiorentina, il centravanti Pierantonio Bartot dalla Cremonese, il centravanti Bortolo Mutti venuto solo in prestito dall’Inter e i vari Pantaleo De Gennaro dal Barletta, Nicola Fusaro dal Brindisi e Desiderio Marchesi dal Cagliari. Si continuava ad affermare in tanto il talento di casa Nino Cantone che conquistò un posto da titolare. Andarono via elementi importanti come Ciceri e Battilani. L’avvio in Coppa Italia fu al solito mesto con tre sconfitte con Milan, Lazio e Atalanta e una vittoria a Novara. In campionato si partì subito col freno a mano tirato. Tre pareggi per 0-0, in casa con Lecce e Rimini, e in trasferta a Pescara. La squadra non andava bene ma neanche malissimo tanto che a tre giornate dalla fine del torneo godeva di quattro punti di vantaggio sulla terzultima. La salvezza pareva sicura. Gli avversari, in primis la Ternana, contavano però su un collasso della squadra rossazzurra. Le ultime tre giornate videro gli etnei perdere tutte le gare, a Modena 4-2, al Cibali proprio con la Ternana 0-1, e a Brescia, ultima spiaggia dei rossazzurri, arrivò un secco 4-1 a suggellare la deludente vicenda. A questo poi si aggiunse il fatto che Bortolo Mutti era stato ceduto dall’Inter proprio al Brescia: figurarsi l’impegno che mise nella gara. Per la cronaca i due derby con il Palermo finirono ancora una volta in parità: 0-0 alla Favorita e 1-1 al Cibali con reti di Osellame e di Cantone. Il Catania era giunto al 19° posto con 31 punti e retrocedette nuovamente in C. Miglior realizzatore fu Mutti con 8 reti, seguito da Fusaro con 4 e Spagnolo con 3. La formazione tipo era: Petrovic (Cap.), Labrocca, De Gennaro, Fraccapani, Bertini, Cantone, Barlassina, Panizza, Mutti, Fusaro, Marchesi.


Si ripartiva ancora dalla serie C in quella stagione 1977-78, e si cercò subito di risalire la china. Nuovo allenatore fu Carlo Matteucci che aveva fatto bene nell’Alcamo. Era tornato il portiere Muraro dalla Reggiana e un po’ di rincalzi come Righi, Frigerio e Lizio. L’avvio fu stentato anche in Coppa Italia di C stavolta, con grosse difficoltà contro Messina e Siracusa. In campionato la marcia è sostenuta ma non entusiasmante. Per capodanno a Vasto si perde con la Pro Vasto su rigore, ed inoltre si animano le cronache per una brutta storia di zuffe a bordo campo che porterà dietro le sbarre per un giorno il giovane Morra e il secondo portiere Dal Poggetto. Nel girone d’andata il Catania chiude al terzo posto a due lunghezze dalla Nocerina e Benevento. Nelle prime quattro partite di ritorno, il Catania infila quattro successi consecutivi, passando anche a Crotone. Ma alla formazione rossazzurra costa cara la sconfitta interna contro il Latina. Alla fine del torneo arrivano a pari punti sia la formazione etnea che quella della Nocerina con 52 punti, e il 18 giugno 1978 a Catanzaro si doveva giocare lo spareggio. Nel frattempo fu allontanato Matteucci, con il solito ritorno in panchina di Mazzetti. Lo scontro risolutivo ha un epilogo deprimente: in vantaggio il Catania al 6’ con Bortot, si farà prima raggiungere su rigore e a metà ripresa sorpassare da uno strano gol del mediano Spada che prende controtempo la difesa e infila Muraro. Una delusione unica. In quella fantomatica stagione ci sarebbe inoltre stato il riassestamento dei ranghi subcadetti con la creazione della serie C1 e la C2. Nella prima vi restò il Catania, mentre le altre siciliane Trapani, Siracusa, Marsala e Ragusa scesero in C2. Il morale all’interno del Catania era ai livelli minimi storici.


Nella stagione 1978-79 in serie C1 approdò il nuovo allenatore Adelmo Capelli. Questi non fece miracoli ma si condusse con equilibrio. Erano tornati il cannoniere Ciceri, e la mezzala Barlassina, nonché la nuova coppia di attacco dalla Reggina Labellarte-Rappa. La squadra partì in modo tutt’altro che entusiasmante. Otto pareggi iniziali e un incredibile sconfitta esterna con la Paganese per 5-1 in una gara più che stregata. Si cerco di raggiungere i fuggitivi ottenendo anche qualche punto importante come il pareggio in recupero in casa del Matera per 2-2. Nella sua rincorsa il Catania si trovò di fronte anche il Pisa di Anconetani e del futuro Cantarutti. Finirà 2-1 all’Arena Garibaldi facendo svanire ogni speranza per il Catania che arriverà al 3° posto con 42 punti dietro a Pisa e Matera con 44 che andranno in B. La promozione fu ancora una volta sfiorata. Miglior marcatore Ciceri con 7 reti. Nel panorama della stagione seguente la situazione non appariva certo dei migliori.


Nella stagione 1979-80, Massimino fece un ulteriore sforzo economico. Arrivò il portiere Roberto Sorrentino, gli attaccanti Carlo Borghi e Marco Piga, nonché il forte mediano Castagnini. Il presidente richiamò Rambone, che aveva già stabilito un record singolare andandosene, qualche anno prima nel precampionato. Anche questa volta, non sarebbe arrivato in fondo. La tifoseria era scontenta dell’avvio e l’allenatore rispose alle critiche andandosene nuovamente. Arrivò Lino De Petrillo, che riscattò l’inizio difficile, culminato nel 4-1 di Campobasso. A metà torneo il Catania era già primo, precedendo di un punto proprio il Campobasso. Regolare anche la marcia dei rossazzurri nel girone di ritorno: si perse inopinatamente a Montevarchi, poi anche a Foggia, ma alla terzultima si vince a Reggio Calabria, e fu il segnale che era l’anno buono. Bastò pareggiare in casa con la Salernitana per tagliare con una settimana di anticipo il traguardo. Il Catania arrivò al 1° posto con 44 punti, davanti al Foggia con 42. Miglior marcatore fu Piga con 12 reti



Fonte foto: mimmorapisarda.it; tuttoilcataniaminutoperminuto.it

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