1960-1970
L’anno della seconda presenza del Catania nella massima serie è il 1960-61. La formazione rossazzurra si presenta ai nastri di partenza con una formazione apparentemente scarna. Arrivano in quella stagione il terzino Giavara, l’ala Castellazzi e Todo Calvanese, un attaccante italo-argentino che il Genoa aveva mollato per un piatto di lenticchie dato lo scarso rendimento. Arrivano inoltre il secondo portiere Pontel, i difensori Zannier e Rambaldelli e l’italo-americano Desiderio che giocava poco perché gigioneggiava troppo col pallone e a Di Bella questo non piaceva. La formazione tipo era: Gaspari, Michelotti, Corti (Cap.), Grani, Castellazzi, Ferretti, Biagini, Morelli, Calvanese, Prenna. L’esordio avvenne a San Siro dove si affrontò il Milan di Altafini e Liedholm. Il risultato fu netto, 3-0 per i rossoneri. Ma la reazione rossazzurra non tardò ad arrivare. Si vinse in casa due volte, prima con in Lecco 2-0 con doppietta di Morelli e 3-1 all’Atalanta con reti di Ferretti, Morelli e Prenna. La domenica dopo si incontrò la Juve, ma ancora in trasferta i punti non arrivavano, si perse 4-1. Ma la settimana seguente fu tripudio. A Bologna, i rossoblù vanno in vantaggio su rigore, ma si trova il pareggio ancora dal dischetto con Prenna. Nella ripresa arrivò il gol della vittoria con un gran contropiede di Morelli. Iniziò un cammino devastante. 4-0 al Lanerossi Vicenza, 0-1 a Udine, 3-0 alla Sampdoria , 3-1 al Bari, 0-1 al San Paolo di Napoli e 2-0 al Cibali contro il Padova (famosa giornata in cui all’interno della campo vi fu una sfilata di elefanti). Tanto che si arrivò alla supersfida all’ultima di andata con il Catania appena ad un punto dalla capolista Inter, e con i nerazzurri da affrontare al Meazza. Incredibile, il Catania, si giocava il titolo di Campione d’Inverno. La vigilia fu burrascosa, con Helenio Herrera che ostentando una certa sicurezza affermò di essere tranquillo perché il Catania era più o meno una formazione di postelegrafonici. Roba da dopolavoro insomma. Purtroppo il risultato gli diede ragione e la gara fu impari, finì 5-0 con la partita già compromessa da due autogol di Giavara e altre due autoreti nella ripresa. Il Catania tentò di rifarsi nel girone di ritorno, e subito ottenne la prima vittoria al Cibali piegando il Milan 4-3. Dopo il pareggio esterni a Lecco si ebbe un calo di tensione e il Catania beccò sconfitte importanti contro la Juve in casa per 1-2, a Firenze 2-0, a Roma 4-1, a Genova con la Samp 2-0, in casa contro la Lazio per 0-1. Si vinse bene contro l’Udinese 3-0 e si fece il bis contro il Bologna al Cibali per 1-0. Nel frattempo era scoppiata una bomba in casa Inter, che allora si giova lo scudetto con Juve e Milan. Il 16 aprile 1961 si gioca Juventus-Inter ed è gran caos di tifosi, tanto che la calca sfonda i cancelli ed entra in campo. L’arbitro Gambarotta di Genova dà comunque il via con mezzora di ritardo. Poco dopo negli spogliatoi nerazzurri è baraonda. Si chiede la vittoria a tavolino per invasione di campo. Il 24 aprile la Commissione giudicante accetta il ricorso e dà all’Inter il 2-0 a tavolino. Finisce a finimondo. La Juve asserisce che si tratta di “strapimento non influente ai fini del gioco” e non di invasione. La Corte d’Appello Federale, capeggiata dal presidente juventino Umberto Agnelli, cambia il verdetto e dichiara che la gara è da ripetere. L’Inter prende in malo modo la cosa decidendo di schierare a Torino la formazione ragazzi. E’ un pesantissimo 9-1 per i bianconeri, con rete della bandiera realizzata dal giovanissimo Sandro Mazzola. Cosicché l’Inter all’ultima giornata per sperare nella vittoria dello Scudetto è costretta all’ultima giornata a superare in trasferta il Catania che ancora non aveva digerito né la sconfitta né le pesanti dichiarazioni dell’andata. Al Cibali la gente era stipata. Ma mentre tutti si attendevano una grande Inter, uscì fuori uno spettacolare Catania che fu immortalato per radio dalla voce di Sandro Ciotti e dal suo “Clamoroso al Cibali!”. Calvanese battè per la prima volta il portiere nerazzurro Buffon e in segno di gioia andò a palleggiare davanti alla panchina di Herrera. Si attese la replica dell’Inter, ma invano. Raddoppiò Castellazzi e sulle tribune si alzò un impetuoso coro di scherno nei confronti del Mago di casa nerazzurra “Herrara, cha cha cha cha cha….”. Il Catania uscì da quella stagione a testa alta, con 36 punti e soprattutto un ottimo ottavo posto. Miglior marcatore fu Prenna con 11 reti, seguito a 9 da Calvanese e Morelli e a 6 da Castellazzi.
La stagione seguente, 1961-62, il Catania non si cullò sugli allori e si gettò subito sul mercato. Vi fu lo scambio di portieri con la Juventus che aveva mollato Vavassori e preso dai rossazzurri Gaspari. Il neoportiere catanese veniva dalla tragica esperienza nella Nazionale dove, con l’Italia in vantaggio per 2-1 sull’Inghilterra, incassò due gol da Hitchens e Greaves non certo imparabili che fece sfumare il primo successo degli azzurri contro gli anglosassoni e segnò per sempre Vavassori che all’indomani fu linciato dalla critica. Nessuno avrebbe mai pensato che il Vava sarebbe stato nel Catania un gigante fra i pali. L’altro arrivo importante fu il tedesco Horst Szymaniak, che arrivò a fior di milioni. Episodio singolare, il giocatore era finito in carcere perché sorpreso al volante in stato di ebrezza e il Catania che era stato chiamato a giocare la Coppa delle Alpi in Germania, fu costretto a chiedere al giudice un permesso speciale per giocare le gare. Ma il Catania fece una pessima figura in questa prima passerella internazionale, perdendo 5-2 a Karlsruhe, 3-2 a Enschede e 5-3 a Kassel dove conduce in un primo tempo per 2-3. L’unica vittoria arrivò a Friburgo con uno Szymaniak che si comportò nel complesso mediocremente. Ma il mediano tedesco giunto a Catania, sotto la cura di Di Bella, esplose letteralmente. L’avvio del Catania in campionato stavolta fu difficile. 0-0 in casa con la Spal, e poi due sconfitte pesanti per 3-0 contro il poderoso Milan di Altafini, Rivera, Trapattoni e Maldini, e con il L.R. Vicenza. Si vinse alla quarta giornata in casa contro la Sampdoria con doppietta di Ferrigno (gelese, cresciuto nella Massimiana Catania) e si pareggio il primo derby siciliano in A con il Palermo per 0-0. Scoppola pesantissima all’Olimpico con la Roma per 4-0. Dopo la vittoria per 3-1 sulla Fiorentina, la sconfitta di misura a Torino con la Juventus per 1-0 e la disfatta con il Padova per 3-1, i catanesi si svegliarono e infilarono otto gare utili consecutive, vincendo ad Udine con bordata di Prenna e pareggiando a Milano con l’Inter con rete di Szymaniak. Si chiuse il girone d’andata con diciassette punti. Ma nel girone di ritorno non si migliorò molto. In casa si perse per 1-3 con Milan, si vinse 2-0 con la Lanerossi e si pareggio a Palermo ancora per 0-0. Ma la gara memorabile rimase Catania-Juventus, dove i rossazzurri vinsero 2-0 con reti di Szymaniak e raddoppio di Ferrigno. Vincerà ancora con l’Udinese per 2-0 e 2-1 all’ultima giornata con il Mantova. Alla fine il Catania giungerà decimo con 30 punti ma con l’onore di giungere davanti alla Juventus che quell’anno rischiò clamorosamente di retrocedere. Cannoniere della stagione ancora una volta fu Prenna con sette reti, poi Ferrigno con cinque, Calvanese e Szymaniak con quattro. La formazione tipo era: Vavassori, Alberti, Zannier, Corti, Rambaldelli. Benaglia, Biagini, Szymaniak, Castellazzi, Calvaresi, Prenna. Curiosità: Ferrigno realizzò cinque reti con sole dieci presenze.
Si era giunti al campionato 1962-63, un torneo senza dubbio difficile dove si sfiorò la retrocessione, ma si ottennero anche grandi successi, su tutti quello a Torino contro la Juventus. In rossazzurro in quella stagione le novità erano ben poche. Arrivò l’ala Vigni e Petroni, un buon centravanti che l’Inter si riprese subito dato gli ottimi risultati. Nel frattempo a campionato iniziato e con tre reti già in attivo, andò via Todo Calvanese, che approdò a Bergamo nell’Atalanta, ma solo il tempo di realizzarvi quattro reti nella prima stagione e altrettanti nella seconda, poi tornò alle pendici dell’Etna. Altri nomi indimenticati di quel mercato catanese furono Remo Bicchierai, un buon centromediano, Luigi Milan, mezzala di sinistra e il solito oriundo brasiliano Roberto Battaglia, un’ala destra nata a San Paolo. La stagione era partita molto bene con un doppio pareggio esterno, 1-1 col Torino con gol di Calvanese, e 2-2 a Ferrara con la Spal, ancora doppietta di Calvanese che poi approderà in nerazzurro. Alla terza giornata si affrontò in casa l’Inter dei grandi Suarez, Picchi, Burgnich, Guarneri, Buffon, Jair e Mazzola, che quell’anno conclusero vincendo il campionato. Il Catania fu immenso, spinto dalla verve di Szymaniak, ma il gol partita lo realizzò Milan che diede i due punti ai rossazzurri. Seguirono altri risultati utili: pareggio 0-0 in casa con la Roma e a Palermo per 1-1. Poi due vittorie casalinghe, la prima 3-2 sul Venezia (doppietta di Petroni e Milan) e 3-1 col Genoa (doppietta di Petroni e Szymaniak). All’ottava il Catania era ancora imbattuto, ma l’attendeva una difficile gara in casa del Napoli. I partenopei mostrarono tutta la debolezza difensiva del Catania che nonostante i tre gol subiti, ne realizzò due con Prenna. La settimana dopo a Genova fu una vera debacle a Marassi, dove la Sampdoria rifilò un pesantissimo 4-0. Seguirono comunque vittorie importanti come il 3-2 in casa col Modena e 2-0 all’Atalanta, ma si verificarono anche pesantissime sconfitte. 1-5 contro la Juventus in casa, 5-0 al Dall’Ara col Bologna, 3-1 contro il Lanerossi. Prima di chiudere il girone d’andata con sedici punti e in buona posizione di classifica, arrivò il pareggio a Milano con il Milan per 0-0 e una brutta sconfitta contro la Fiorentina per 3-0. Nel girone di ritorno si partì sparati con una vittoria per 3-0 sul Torino e un pareggio in casa contro la Spal per 0-0. L’Inter si prese la rivincita e la gara terminò 2-1 per i locali. Dopo le cinque reti subite dalla Roma (5-1), arrivò nuovamente il derby col Palermo e in casa si pareggio per 0-0. Si perse nelle due trasferte successive a Venezia (2-1) e col Genoa (4-1). All’ottava di ritorno il Catania si prese la rivincita contro il Napoli vincendo con una zampata di Rambaldelli. Ma quando gli etnei persero la gara interna con la Samp per 0-1 e a Modena con un perentorio 4-1, il panicò s’impossessò della tifoseria rossazzurro. La domenica dopo si giocava a Torino contro la Juventus carica a mille per la volata allo scudetto con l’Inter. Nulla avrebbe mai potuto far presagire che il Catania potesse lottare alla pari con i bianconeri, e mentre la Juve caricava a fondo per vincere, Milan da fuori aria indovinò il tiro decisivo sotto la traversa, là dove Anzolin non potè arrivare. La sconfitta in pratica consegnò lo scudetto all’Inter, mentre il Catania nelle restanti partite pareggerà 1-1 in casa col Bologna, vincerà 1-0 contro il L.R. Vicenza, perderà a Mantova 3-1, pareggerà 0-0 a Bergamo. Nelle due gare finali, buona la vittoria per 1-0 contro il Milan (che arriverà terzo), mentre l’ultima in casa è una sconfitta contro i gigliati della Fiorentina con il minimo scarto. Verdetto finale: Catania undicesimo con 30 punti ma le 56 reti subite erano un dato eloquentissimo. La formazione tipo era: Vavassori, Giavara, Bicchierai, Rambaldelli, Corti, Vigni, Benaglia, Szymaniak, Milan, Petroni, Prenna. Capocannoniere fu Petroni con 11 reti, seguito da Prenna con 8, Milan a 6 e Szymaniak 4.
La politica di cedere i pezzo più pregiati per valorizzare calciatori poco affermati o in disgrazia, continuò nell’estate del 1963: partito Petroni e Szymaniak all’Inter, arrivò dalla squadra nerazzurra il brasiliano Sidney Cunha detto Cineshino, proveniente dal Modena dove i campioni d’Italia lo avevano parcheggiato. Partirono inoltre Giavara, Tenaglia e Vigni mentre arrivarono il tenace terzino Lampredi, il mediano Turra, il centravanti calabrese Fanello, il portiere Branduardi e l’attaccante argentino Miranda. Ma il colpo di mercato oltre al China fu l’ala milanista Giancarlo Danova. Ne risultò una squadra abbastanza equilibrata, che migliorò il rendimento in trasferta ma fu costretta a perdere tutte le gare interne contro le “grandi”. La prima di campionato del 1963-64 non fu incoraggiante, infatti si perse a Bergamo contro l’Atalanta per 3-0, ma la domenica seguente arrivò la prima vittoria del Catania a Marassi contro il Genoa per 0-2 con le reti di Danova e Battaglia, ma la gara fu dichiarata vinta a tavolino dai rossazzurri per invasione di campo dei tifosi del grifone. La prima gara al Cibali non fu rose e fiori, infatti si pareggiò solo 0-0 con la Spal e la settimana dopo si perse ancora in casa con il Lanerossi Vicenza 0-1. Il ritorno a Marassi contro la Sampdoria fu devastante, 4-1 per i blucerchiati che tra l’altro nel girone di ritorno vinsero al Cibali per 1-5. Alla sesta si ottiene la prima vittoria in casa contro il Torino grazie a un gol di Prenna, mentre sotto la Madunina si perse 3-1 con il Milan di Altafini. Il Catania faceva gioco, teneva il campo onorevolmente e si faceva apprezzare, ma i risultati erano inadeguati alle attese. A rialzare il morale dei catanesi, arrivò nella nona giornata di campionato la prima vittoria nel derby di serie A con il neopromosso Messina per 2-0 e si ottenne, dopo due brutte sconfitte casalinghe contro Inter (1-2) e Bologna (1-3, che poi sarà campione d’Italia nello spareggio con l’Inter), nella penultima di andata una prestigiosa vittoria contro la Juventus per 2-0 con gol da 40 metri di Miranda (che era in prestito proprio dai bianconeri) e con un guizzo di Lampredi. Si girò la boa con quattordici punti. Il ritorno iniziò maluccio con un pari interno contro l’Atalanta per 0-0. La domenica dopo arrivò il Genoa del portiere Da Pozzo imbattuto da quasi cinquecento minuti e il Catania in quell’occasione fu mostruoso. Cinque reti realizzate da Fanello per tre volte e da Danova per due, più qualcun altro non dato buono dall’arbitro, mandarono a casa i grifoni che comunque riuscirono a mettere tre palloni dietro la porta di Vavassori. Si vinse col Bari 1-0 con gol di Battaglia, col Modena 1-0 gol di Fanello, con la Lazio sempre per 1-0 con gol di Cineshino, e con la Fiorentina 2-0 con marcature di Battaglia e Fanello. Il derby al Celeste con il Messina terminò con il più classico dei pareggi (0-0). Indimenticabile le ultime due gare della stagione. La penultima il Catania la gioca a Torino contro la Juventus e conduce nel primo tempo addirittura per 0-2, ma nel secondo tempo qualcosa succede, si rompe il giocattolo o probabilmente la partita viene un po’ ammorbidita e la Juventus dilaga con quattro reti con il portiere Branduardi, che sostituiva l’assente Vavassori, tutt’altro che irresistibile. Nell’ultima giornata, i rossazzurri sono di scena a Roma. In vantaggio i giallorossi con De Sisti, vengono ripresi prima del quarantacinquesimo con Fanello. Nella ripresa la Roma fa 3-1 con Manfredini e Leopardi; le distanze vengono accorciate da un’autorete di Ardizzon. Si scatena Cineshino che realizza una clamorosa doppietta e ribalta il punteggio, che si concluderà con il pareggio finale per 4-4 con rete di Angelo Benedico Sormani. Il Catania arrivò ottavo con 30 punti e la seguente formazione tipo: Vavassori, Lampredi, Magi, Bicchierai, Rambaldelli, Turra, Biagini, Cineshino (Cap.), Fanello e Battaglia. Il capocannoniere fu Fanello con 9 centri, seguito da Danova con 7 reti e Battaglia con 4. Prenna e Cineshino realizzarono 3 reti a testa. La quinta stagione del Catania in serie A con Di Bella, fu affrontato con un grande rinnovamento nei ranghi della squadra. Partirono innanzitutto Battaglia e Miranda che non furono mai rimpianti. Partì il mitico capitano Mario Corti, ma anche i validissimi Turra e Fanello. In compenso arrivarono il mediano settepolmoni Fantazzi e soprattutto il bomber Carlo Facchin, che fu una delle punte più brillanti della storia del Catania. Arrivato dalla Reggiana in serie C dove aveva realizzato 18 reti, partì forte anche in serie A. Era arrivato inoltre dalla Lazio, l’attaccante Orlando Rozzoni ed inoltre era tornato dall’Atalanta anche Todo Calvanese. Se il Catania in quella stagione fu una vera sicurezza in avanti, con la difesa con Lampredi, Rambaldelli, Bicchierai e Michelotti, i gol arrivarono a raffica (ben 51) nonostante l’ottimo Vavassori.
L’avvio della stagione 1964-65 fu dei più incoraggianti. Facchin aveva fatto presto a farsi conoscere, realizzando il gol del pareggio a San Siro contro il Milan (1-1) e anche le due reti del pareggio della gara successiva all’Olimpico con la Lazio (2-2). Alla terza giornata arriva la Juventus ed è una grandissima vittoria per 3-1 con reti di Calvanese, Danova, Rambaldelli. La giornata successiva arriva al Cibali il Genoa e arrivano altre tre reti (di cui due di Facchin) contro le due realizzate dai rossoblù. La delusione arriva nel derby con il Messina, arbitrato da Concetto Lo Bello. Passa in vantaggio la squadra peloritana con rete di Bagatti. Il pareggio, manco a dirlo, arriva con Facchin. Ma accade il fatto clou della gara. Lo Bello concede un rigore netto a favore del Catania per fallo di Landri. Batte Danova e il tiretto poco insidioso viene respinto da Recchia. Poco dopo Lo Bello vede in aria del Catania un fallo poco nitido e lo stesso Landri mette dentro il gol del definitivo 2-1. La società e la tifoseria tutta prese questa sconfitta malamente. Nel girone d’andata il Catania vincerà solo tre partite, con il Cagliari al Cibali (2-1), ancora in casa con il Foggia Incedit (1-0) e a Marassi con la Sampdoria (0-1). I rossazzurri chiusero l’andata con 15 punti e subirono pesanti sconfitte solo dal Lanerossi (2-0), dal Bologna (3-0) e in casa dalla Fiorentina (0-2) e dall’Inter (2-3). Più ricco di soddisfazioni fu il girone di ritorno. Nel conto, un rotondo 3-0 alla Lazio con reti di Facchin con una doppietta e Danova, un 4-1 all’Atalanta con doppio bersaglio di Danova, nonché la netta rivincita sul Messina per 4-2 con doppietta di Magi, Calvanese e Rozzoni. Il Catania straripò con la Roma al Cibali con un pesante 4-0 e addirittura all’ultima giornata contro i Campioni d’Italia del Bologna (4-0) con doppietta di Danova, un gol di Calvanese e una di Facchin. Si perderà pesante col Varese del ex Szymaniak per 3-0, con la Fiorentina per 5-0 e con l’Inter per 5-1. Il Catania chiuderà ancora all’ottavo posto con 32 punti. Capocannoniere sarà Facchin con 13 reti, con 12 gol si piazza Danova, con 6 reti realizzate ci sono Calvanese e Rozzoni. In quella grande stagione il Catania ottiene anche riconoscimenti a carattere internazionale. Infatti i rossazzurri raggiungono la finale della Coppa delle Alpi che poi perderà con il Genoa per 2-0. La formazione tipo era Vavassori, Lampredi, Michelotti, Bicchierai, Rambaldelli, Fantazzi, Biagini, Cinesinho, Danova, Calvanese, Facchin.
La stagione successiva, quella 1965-66 il bel giocattolo si ruppe. Primo motivo scatenante fu in estate, quando la campagna ingaggi non fu curata direttamente da Marcoccio, poiché si era fratturato un piede. I suoi collaboratori si privarono di tutti i pezzi pregiati senza ricevere in cambio molto in contropartita. Suscitarono malumori le cessioni di Cineshino alla Juventus e di Danova all’Atalanta. Se ne andarono anche Cordova e Rozzoni. Arrivarono il difensore Luciano Buzzacchera dal Padova, la mezzala danese Kurt Christensen dalla Lazio (che giocherà sei partite in due anni), e la mezzala interna Isidoro Artico dal Pordenone (serie D). I colpi dovevano essere Giancarlo Cella, una mezzala sinistra proveniente dal Torino, Graziano Landoni, un’altra mezzala che in realtà farà molto meglio gli anni seguenti al Palermo, e il ritorno in attacco di Petroni e Fanello. Dopo un buon avvio in Coppa Italia, dove si vinse ai tempi supplementari contro la Reggina (serie B) in trasferta, in campionato arrivarono cinque sberle consecutive che la dicevano lunga sull’andamento di quel campionato della squadra di Di Bella. A Brescia si perse 4-1, a Napoli 3-0, in casa contro il Lanerossi 1-3, ancora al Cibali con la Fiorentina finì con un perentorio 0-3, e a Milan con l’Inter si concluse sul 3-1. Dopo cinque gare e nemmeno un punto, la partita con la Juve, in programma al Cibali per la sesta giornata appariva come una sfida della morte. Il Catania si battè alla stregua e bloccò i bianconeri sull’1-1 con gol di Magi. Ma fu solo illusione dato che la settimana dopo si perse ancora una volta a Foggia per 3-0 contro l’Incedit. Degne di nota solo la prima vittoria all’undicesima giornata in casa contro il Cagliari di Riva per 2-1 con reti di Calvanese e Fantazzi e il colpo esterno contro il derelitto Varese per 1-2 con doppietta di Petroni. All’ultima d’andata di pareggiò al Cibali anche con il Milan per 1-1 con rete di Fanello, ma solo dieci punti, frutto di due vittorie e sei pareggi era ben poco per una tifoseria ormai abituata ad altre posizioni. La stessa posizione di Di Bella apparve precaria. Lo stesso artefice del Grande Catania, dopo un provocatorio articolo apparso su “La Sicilia” decise di rassegnare le dimissioni. Marcoccio tentò invano di convincerlo e per forza di cosa, sulla panchina dell’elefante subentrò Gigi Valsecchi, che era stato ombra fedelissima di Di Bella. Il Catania iniziò il girone di ritorno con due pareggi, 1-1 col Brescia con rete di Buzzacchera, e 0-0 col Napoli. Si perse a Vicenza con una sola rete e si pareggiò a Firenze ancora per 0-0. Alla quinta di scena al Cibali c’era l’Inter, e il Catania realizzò la più bella partita di quella mesta stagione. I rossazzurri vinsero sull’Inter Mondiale per 1-0 con rete di Facchin. Si sperò all’ennesimo miracolo, ma non sarà così. Riuscirà a vincere solo altre due gare: 1-0 sulla Roma con rete del solito Facchin e 3-0 al Varese con doppietta di Facchin e una di Magi. Dodici punti nel girone di ritorno che sommati con quelli dell’andata significavano 17° posto e retrocessione in Serie B con Sampdoria e Varese. La formazione tipo di quella stagione fu: Vavassori, Buzzacchera, Lampredi, Bicchierai, Rambaldelli, Magi, Cella, Biagini (Cap.), Fanello, Petroni, Facchin. Goleador della stagione Facchin con 9 reti, segue con 4 realizzazioni Fanello, e con 3 Magi e Petroni. Il ritorno in serie B, coincise con una profonda condizione negativa della situazione economica del Catania. Fu necessario rinnovare i ranghi, anche perché alcuni giocatori avevano necessità di ritrovare altrove le motivazioni. Andarono via Fanello al Torino, Magi al Foggia, Vavassori al Bologna. Ma anche tanti nomi di rilievo come Biagini, Facchin, Petroni, Branduardi, Lampredi, Michelotti, Cella e Landoni.
Arrivarono nella stagione 1966-67, il difensore Luciano Teneggi dal Torino, Mauro Vaiani, un laterale proveniente dalla Torres, la mezzala destra Angelo Pereni dal Novara, l’ala destra Enrico Albrigi dal Torino e gli attaccanti Baisi e Girol. Altro arrivo interessante fu quello di Mario Fara dal Bologna. Ma dalla società felsinea arrivò soprattutto il portiere Rino Rado che giunse a Catania nell’operazione di scambio con Vavassori. La scelta non fu apprezzata dai tifosi, prettamente legata al “Vava”. Inoltre Rado era appena alto 1,73 e aveva anche qualche problema di miopia, tanto da essere vulnerabile da fuori aria. Il nuovo portiere non tardò a conquistare la piazza, perché seppur “bassottello”, Rado aveva un’agilità fra i pali non comune, anche se nelle uscite mancandogli l’elevazione non giganteggiava certamente come lo storico portiere etneo. Il capitano dei rossazzurri divenne Salvatore Calvanese che rimase a Catania anche dopo la retrocessione. Il nuovo tecnico era Dino Ballacci, un sergente di ferro che non legò particolarmente con la gente di Catania. La nuova serie cadetta era più o meno una serie A/2 con le due siciliane Messina e Palermo, le due genovesi Genoa e Sampdoria, nonché il neoretrocesso Varese, il Catanzaro, la Reggiana, il Padova, insomma veramente ostico. Un rinnovamento della squadra per otto undicesimi doveva essere accusato, e infatti l’avvio fu difficile. Alla prima il Catania non va oltre lo 0-0 in casa col Novara, e la domenica dopo al Cibali viene sconfitto dal Potenza 1-2. Arrivano altre due sconfitte in trasferta, a Varese 1-0 e con la Salernitana 3-0. Il ritorno da un infortunio di Calvanese, scosse il Catania che alla quinta giornata conquistò al Cibali la prima vittoria contro l’Arezzo per 1-0 con rete proprio di Calvanese. La domenica dopo, sempre in casa, “Todo” si scatena con una doppietta al Verona, e sette giorni dopo il Catania si prende il lusso di superare per 1-3 il Livorno in trasferta con doppietta di Baisi e gol di Fanello. I rossazzurri non volano ma pagano lo scotto di quella falsa partenza. Si vinse 3-0 con la Reggiana, con il Messina non si andò al Celeste oltre lo 0-0, con il Palermo si conquistò la vittoria al Cibali grazie a un autogol di De Bellis, mentre per il giorno di San Silvestro, il Catania subì anche la sconfitta a tavolino in casa contro il Modena per una sassata partita dalla tribuna B che colpì il mediano gialloblù Cattani. Nel girone d’andata il Catania incamerò 17 punti ma era lontanissimo dall’accoppiata Sampdoria – Varese. Nel ritorno a parte la vittoria alla Favorita con gol di Fara, la vittoria esterna a Padova per 0-1, il pari al Cibali 1-1 con il Messina, la vittoria 2-1 con il Catanzaro, e le due vittorie consecutive con Pisa 2-0 e in trasferta a Modena per 1-3, nessuna gara è degna di particolare ricordo. Il Catania si piazza 3° con 42 punti a pari punti con Catanzaro e Reggiana, ma Sampdoria (54) e Varese (51) sono di un altro pianeta. Capocannoniere di quella stagione fu Baisi con 9 marcature, Girol si fermò a 5, mentre a 3 arrivarono Calvanese, Pereni e Fara. La formazione tipo era: Rado, Buzzacchera, Rambaldelli, Vaiani, Montanari, Fantazzi, Albrigi, Pereni, Baisi, Fara, Calvanese.
Nella stagione 1967-68 furono più le delusioni che i successi. Ancora una volta la squadra era stata largamente rinnovata dalle partenze di Fantazzi, Bicchierai, Christensen, Carelli, Artico, Albrigi e Calvanese. Arrivarono l’ala veloce Gianfranco Trombini dal Mantova, Giovanni Gavazzi una mezzala tecnica dalla Reggiana, due difensori come Giuseppe Unere dall’Anconitana e Umberto Strucchi ancora dalla Reggiana, l’ala Angelo Volpato dal Torino e il solito bomber Alessandro Vitali dal Catanzaro. Ventuno squadre alla partenza e di nuovo tre promozioni dopo il riassestamento del campionato di serie A. In quell’anno sarà il Palermo proprio di Carmelo Di Bella ad accaparrarsi un posto per la massima serie, mentre il Messina precipiterà in C, dopo un maxispareggio a cinque con Venezia (anch’esso retrocesso), Perugia, Lecco e Genoa. Il Catania partì male ancora una volta, con un solo successo, seppur rotondissimo, contro il Bari per 5-1. Ballacci pagò fatalmente le spese di questo avvio stentato e anche qualche polemica con la stampa e i tifosi. Subentrò ancora una volta Gigi Valsecchi, l’uomo delle ore difficili, che come sempre fece del suo meglio. Dopo il turno di riposo, si vinse a Reggio Emilia con la Reggiana (0-1), a Novara (0-1), con il Padova (1-0), con la Reggina sul neutro della Favorita per (1-4 con grandiosa partita di Pereni) e a Messina (0-2) con reti di Fara e Gavazzi. Nella supersfida contro il Palermo di Di Bella, al Cibali il Catania cedette per 1-2, mentre alla Favorita finì 0-0. Nonostante una fase crescente nella fase finale del girone d’andata, i rossazzurri non incrementarono il bottino nel ritorno e chiusero decimi con 40 punti, con due pesanti vittorie per 4-1 con Novara e Potenza al Cibali. Capocannoniere del Catania 67-68 fu Vitali con 9 reti, seguì a 8 Girol, 5 reti per Fara e 4 per Trombini. La formazione tipo fu: Rado, Buzzacchera (Cap.), Montanari, Teneggi, Unere, Vaiani, Pereni, Fara, Trombini, Vitali, Girol.
Il campionato di Serie B 1968-69, fu l’ultimo guidato da Ignazio Marcoccio come presidente e vide la prima apparizione sulla scena rossazzurra di Egizio Rubino. Gli venne affidata per un Catania ancora una volta fortemente rinnovato. Partiti Rambaldelli, Montanari, Gavazzi, Vitali, Fara, Barbaresi, Pasqualini e Teneggi, erano arrivati il i difensori Cherubini dal Savona, il mediano Grossetti dal Perugia, il centrocampista Zanon dalla Reggiana, la mezzala di punta Carrera dal Foggia e il centravanti Cavazzoni dalla Casertana, oltre a Limena dal Torino, Reggiani dal Guastalla e a novembre anche l’anziano Carosi. Non fu davvero un gran campionato, l’attacco segnava col contagocce, nessuno sapeva invitare a rete la capoccia di Cavazzoni, ma per fortuna teneva la difesa. In tutto nel girone d’andata arrivarono quattro vittorie su Livorno, Brescia, Catanzaro e in trasferta sulla Spal e tutte per 1-0. Meno male che si pareggiò parecchio (ben dieci gare). Nel ritorno si vinse sei volte (Cesena 1-0, Padova 2-0, Perugia 1-0, Reggiana 2-1, Spal 1-0, Reggina 0-1) ma con soli cinque pareggi. Appena 15° con soli 35 punti e due sconfitte casalinghe con Como e Lazio, proprio contro i laziali si chiuse in modo amaro la stagione del Catania. Solo 19 reti (peggior attacco del torneo) e 28 subite. I cannonieri (se così si può dire) furono Cavazzoni con 6 reti, Trombini con 5 marcature e Carrera con 3.
Con la stagione 1969-70 si affacciò nel panorama calcistico catanese la figura del nuovo presidente Angelo Massimino. Un appaltatore edile che aveva emigrato fruttuosamente in Argentina e poi allargato la cerchia dei suoi affari in città. Aveva fatto i suoi primi passi presidenziali nel mondo calcistico nella squadra giallorossa della Massimiana Catania, dove si affermarono giocatori come Anastasi, Ferrigno e Samperi. Marcoccio rimase presidente onorario ma non per molto dato che il suo carattere era in netto contrasto con quello del vulcanico Massimino. Le novità in rossazzurro furono molte anche perché il nuovo presidente puntava subito alla A. Erano tornati Gavazzi e Montanari, arrivò l’ottimo mediano Bernardis, oltre a Zulich, Zimolo, Vicentini, Pasqualotto e Ventura proprio dalla Massimiana. Ma il colpo grosso Massimino lo fece prendendo in extremis, l’ala Aquilino Bonfanti, proveniente dal Verona e con una voglia matta di segnare. Confermato Rubino come allenatore, la squadra mostrò subito di che panni era vestita, rimontando due gol al Cagliari di Riva in Coppa Italia. Ma il Catania è forte soprattutto in campionato, dei primi nove incontri ne vince cinque (la prima a Como 0-2) e ne pareggia quattro, perdendo solo a Perugia per 3-1. Termina l’andata con 22 punti con solo tre gare perse. Il Cibali ritorna ad essere popolato. Il Catania inizia il ritorno con due vittorie in casa su Arezzo (3-0) e Como (1-0) che lo portano al terzo posto, ma alla quinta giornata, lo scivolone interno contro la Ternana (0-1) sembra far finire tutti i sogni dei catanesi. Ma seguiranno nelle altre quattordici giornate che restano (tranne la sconfitta a Monza per 2-0) tutti risultati positivi. La promozione tanto per cambiare si gioca in volata. Il Varese è primo con 47 punti, secondi il Catania e il Foggia a 46, quarto il Mantova a 45. I virgiliani giocano in casa l’ultima partita contro l’Atalanta, mentre il Catania se vuole la promozione deve vincere a Reggio Calabria con la Reggina. E’ il 14 giugno, il Comunale è gremito. La Reggina è tutt’altro che accomodante nonostante non potesse più inserirsi nella lotta alla A. I granata passano in vantaggio con Pirola che infila da lontano Rado con un tiro sotto la traversa che il portiere vede in ritardo. Ma è solo il 16’ e il Catania prima della fine della prima sessione di gioco, trova il pareggio con una punizione dell’esperto Bonfanti. Finisce il primo tempo, ma le notizie che arrivano da Mantova non sono confortanti, i biancorossi conducono 2-1 e il pari non basta al Catania. Nel secondo tempo a un quarto d’ora dalla fine, la palla danza in area reggina, irrompe il piccolo Volpato che mette dentro su una respinta corta. E’ l’apoteosi. La gente assiepata sugli spalti esulta, mentre in panchina Angelo Massimino sviene per la forte emozione, aggiungendo un’ennesima icona nelle sue personali cartoline di personaggio indimenticabile. Nel finale c’è spazio per il gol ancora di Bonfanti e con il punteggio di 1-3 è di nuovo serie A. La formazione tipo è la seguente: Rado, Cherubini, Limena, Buzzacchera (Cap.), Strucchi, Reggiani, Vaiani, Trombini, Bonfanti, Cavazzoni, Pereni. Capocannoniere del campionato cadetto sarà Bonfanti con 13 reti, Cavazzoni con 8 realizzazioni e Pereni con 3.
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