Certe eliminazioni restano negli annali non per la sconfitta, ma per l’assurdità del verdetto. Quella della Covei Meta Catania Bricocity in Champions League di futsal è una di queste: fuori dagli ottavi per un cartellino giallo in più. Non per i gol, non per la differenza reti, ma per una sfumatura regolamentare che sa di paradosso e di beffa.
Il campo, in realtà, aveva raccontato un’altra storia. Al PalaCatania, davanti a oltre duemila spettatori, i rossazzurri avevano firmato una prestazione straordinaria battendo 9-3 i finlandesi dell’Akaa, al termine di una gara dominata per intensità e coraggio. Serviva vincere con sette reti di scarto per scavalcare l’AEK Atene e conquistare il primo posto nel girone. Missione sfiorata, ma vanificata dal cavillo del regolamento UEFA: a parità di punti, differenza reti e gol segnati, passa chi ha collezionato meno ammonizioni. E i greci ne avevano una in meno.
Una partita da eroi, un finale da beffa La Meta Catania ha giocato come se non ci fosse un domani. Spinta dall’energia del suo capitano Carmelo Musumeci e dai gol di Turmena, Sacon, Brunelli e Podda, la squadra di Juanra ha costruito un assedio continuo, sbattendo più volte sui pali e su un portiere finlandese in serata di grazia.
Dopo un primo tempo chiuso sul 3-2, la ripresa è stata una corsa contro il cronometro e contro la logica: pressing alto, power play costante e un pubblico in piedi per spingere i propri beniamini verso l’impresa. Il 9-3 finale sembrava l’apoteosi di una serata epica. Invece, è diventato il simbolo della crudeltà dello sport.
Alla sirena, tra abbracci e lacrime, la notizia ha gelato il palazzetto: l’AEK Atene, pur con identico rendimento, vola agli ottavi grazie a una sola ammonizione in meno nel Main Round. Un epilogo “più unico che raro”, anche gli stessi dirigenti etnei faticavano a credere a quanto stava accadendo.
La Meta Catania esce dunque di scena, ma lo fa a testa altissima, dopo aver regalato una delle serate più emozionanti della sua storia europea. Resta la delusione, certo, ma anche la consapevolezza di aver scritto una pagina che difficilmente verrà dimenticata: quella di una squadra che ha sfidato tutto — avversari, numeri e destino — e che si è arresa solo davanti a un cartellino di troppo.