Catania si è svegliata stamattina sotto un cielo grigio e piovoso, lo stesso clima che sembra avvolgere anche la realtà calcistica rossazzurra. Un’atmosfera difficile da comprendere se si pensa alle prove brillanti di inizio campionato, oggi lontane ricordi.
Le ultime quattro partite hanno acceso più dubbi che certezze, soprattutto sul piano mentale. La squadra appare fragile, troppo umorale, incapace di dare continuità alle prestazioni. Le gare di Cosenza, Sorrento e, da ultima, quella di Cerignola hanno messo in evidenza limiti strutturali preoccupanti: gioco prevedibile, giocatori schierati fuori ruolo, sterilità offensiva e un numero crescente di infortuni che non può lasciare sereni.
Sul fronte comunicativo, la società ha scelto una linea che non convince. Le tempistiche di recupero degli infortunati non vengono discusse in conferenza stampa, con il tecnico Toscano che liquida la questione con un laconico “chiedete allo staff medico”. Anche i report sanitari, prima diffusi e poi spariti, sono stati spesso poco chiari, comprensibili soltanto agli addetti ai lavori. Domenica scorsa si è aggiunta un’ulteriore incomprensione: la mancata diffusione della lista dei convocati per la trasferta di Cerignola. Nessuna comunicazione ufficiale è arrivata sulla decisione di lasciare a casa Sasà Caturano, nonostante le dichiarazioni precedenti che facevano pensare a un suo rientro.
A ciò si sommano le notizie poco incoraggianti sul recupero di Alex Rolfini, emerse grazie al lavoro dei colleghi di Unica Sport. Tutti segnali che, uniti alle incertezze in campo, rischiano di trasmettere ulteriore confusione a tifosi e operatori dell’informazione.
Il quadro è chiaro: il Catania ha vissuto un crollo improvviso, contenuto soltanto dalle parate decisive di Andrea Dini, da avversari poco cinici e dal fatto che le dirette concorrenti non hanno allungato. Così i rossazzurri restano a quattro lunghezze dalla vetta, ma la sensazione è che si stia camminando su un filo sottile. Toscano, a inizio stagione, aveva sottolineato: “Non sono i singoli risultati a regalare la promozione, ma la continuità”. Proprio quella continuità che sembra essersi smarrita dopo il 4-0 al Monopoli.
È vero che tre delle ultime quattro gare si sono giocate in trasferta, ma il problema non può essere ridotto soltanto al calendario. Le lacune tattiche sono evidenti: un gioco ripetitivo, privo di alternative, con interpreti che cambiano ma con schemi che non si adattano agli avversari, specie quando il centrocampo viene intasato da schieramenti a cinque.
Domenica al Massimino arriva il Siracusa. I numeri dicono tre punti in classifica, ma nelle ultime due partite la squadra di Turati ha mostrato segnali di crescita. E per il tecnico aretuseo la sfida con il Catania potrebbe rappresentare una sorta di ultima chiamata. Sarà, comunque, un derby. E nei derby non si può sbagliare: servono attenzione, intensità, orgoglio. Ripetere l’atteggiamento svogliato visto in Puglia significherebbe rischiare di cadere in un vortice di contestazioni dal quale sarebbe complicato rialzarsi.
Toscano è chiamato a scelte chiare, anche impopolari. Deve schierare soltanto chi è pronto a onorare la maglia fino all’ultimo minuto, senza risparmiarsi. Perché il Catania, oggi, ha bisogno prima di tutto di carattere, oltre che di qualità. Ha bisogno di ritrovare subito i tre punti.
Anche questa volta i rossazzurri giocheranno conoscendo già il risultato di una diretta rivale: il Benevento, che aprirà l’ottava giornata a Latina. Un vantaggio che a Cerignola non ha portato benefici in termini di approccio e mentalità. Toscano dovrà lavorare anche su questo aspetto, perché un gruppo che punta in alto deve saper trasformare ogni informazione in energia positiva.
Il campionato non aspetta e le nuvole di ottobre devono iniziare a diradarsi già contro il Siracusa. Alle porte ci sono due sfide interne di fuoco con Salernitana e Benevento. Per affrontarle serviranno un Catania carico, convinto e soprattutto determinato a tornare subito a vincere.