Il Catania si lecca le ferite all’indomani del pareggio al cospetto del Cerignola. Occorre essere chiari, quella vista al Monterisi è una squadra che fa numerosi passi indietro rispetto ai timidi segnali di ripresa osservati a Trapani. Se al Provinciale nel turno infrasettimanale i rossazzurri non avevano ottenuto la vittoria soltanto per l’incapacità di gonfiare la rete nei momenti topici dell’incontro, a Cerignola il punto guadagnato è larghissimo, giunto solo per gli errori clamorosi degli avversari e per le parate decisive di Dini.
Intanto, il distacco dalla vetta è di quattro lunghezze, con Salernitana e Benevento a braccetto in prima posizione. C’è dunque chi dopo sette giornate rispetta le previsioni di inizio stagione e malgrado qualche passo falso tiene il ritmo e chi, il Catania, rischia di vivere l’ennesima stagione da grande incompiuta. Non è troppo tardi per cambiare marcia e recuperare il terreno perduto, ma ciò che giunge dalle prestazioni etnee, da Cosenza in poi, non rassicura l’ambiente e pone diversi interrogativi.
Com’è possibile che pur cambiando gli interpreti, a distanza di un anno, l’infermeria sia nuovamente colma? Lungi dal voler tirare a sorte per delineare rapide soluzioni, ma dalle parti di Piazza Spedini occorre agire in fretta e correre ai ripari. Quello degli infortuni è, senza se e senza ma, il peggiore degli avversari che il Catania affronta domenica dopo domenica. Ieri è toccato a Forte doversi fermare per l’ennesimo problema muscolare. Meglio non trincerarsi dietro ipotetiche situazioni simili anche nelle altre piazze, poiché Benevento e Salernitana hanno soltanto un acciaccato a testa e la lunghezza delle panchine sin qui è stata la vera arma in più anche a seguito di prestazioni non eccellenti.
Perché, inoltre, il Catania sembra costantemente in affanno e in ritardo sulle seconde palle, incapace di dettare i tempi o di ripartire in velocità o addirittura di trovare soluzioni differenti ad uno spartito sempre uguale e spesso inconcludente? Da Cosenza a Cerignola, l’unico match di discreto livello è stato contro il Trapani, proprio nell’unica gara in cui i trequartisti hanno avanzato il proprio raggio d’azione e l’atteggiamento è parso maggiormente offensivo. Quattro gare, soli tre punti ottenuti, cinque reti subite e due realizzate non sono l’esatto tabellino di marci di chi dovrebbe lottare al vertice. A ciò vanno aggiunti errori marchiani in difesa e un linguaggio del corpo non sempre eccezionale anche da parte di alcuni tra i migliori interpreti della squadra.
Di sicuro occorre un confronto schietto tra squadra, staff tecnico e società per trovare la giusta medicina ad un momento negativo che somiglia già ad un crocevia decisivo per la stagione dell’elefante. I campionati si vincono soltanto con unione di intenti e rapidi correttivi ove richiesti.
Perseverare è diabolico, recita il detto, e adesso più che mai il Catania deve imparare dai propri errori e rialzare il capo a qualunque costo.