GIUSI MALATO, UNA VITA PER LA PALLANUOTO

04-08-2025 17:26 -

Autore: Redazione

Sulle pagine del quotidiano “La Sicilia”, intervistata dal Collega Alessandro Ferro, l'ex centroboa catanese Giusi Malato, ha fatto un excursus sulla sua storia da pallanuotista, dentro e fuori dalla vasca. 6 Coppe dei Campioni e ben 14 Scudetti, la dicono lunga sui successi della pluridecorata campionessa dell'Orizzonte Catania, nata il 9 luglio del 1971, pilastro della Nazionale con cui ha visto due titoli mondiali e quattro europei, ma anche vincitrice della medaglia d'oro olpimpica conquistata nel 2004 ad Atene: “E' stato un ciclo travolgente: sono entrata nell'Orizzonte Catania quando si chiamava Dopolavoro Ferroviario, nel 1984 a 13 anni. Ricordo la Coppa Campioni vinta nel 1998 a Catania con la piscina che strabordava di gente, il primo scudetto con Marcello Del Duca vinto a S. Maria Capua Vetere e il decimo scudetto, quello della stella, vinto a Palermo alla quinta gara dei play off per un gol negli ultimi secondi”.

Ma nel passato della campionessa ci sono stati i momenti bui, come quello degli infortuni: “Ho avuto un problema alla spalla che mi sono portata dietro da quando avevo 16 anni. La prima volta mi hanno operato nel 1993, la seconda volta poco prima delle Olimpiadi. Andavo oltre il dolore, avevo un recupero atletico importante per la voglia e la 'fame' che avevo. Ma questo andare oltre mi portava ad avere dolori importanti".

I successi sono ben vivi nella memoria della Malato: “L'oro olimpico è il coronamento di una carriera durata 25 anni, di rinunce e sacrifici fatti da me e da tutta la squadra. Quel decennio con Pier Luigi Formiconi portò alla Nazionale quattro Europei, due Mondiali e finalmente l'oro olimpico".

Tra i successi anche quello personale della “Calottina d'oro” nel 2003 quale miglior giocatrice del mondo: “Ero appena stata operata alla spalla, sul momento non avevo capito bene cosa stesse succedendo, ho realizzato quando sono arrivata a Budapest, mi hanno trattato come una Vip. Quando sono entrata in una sala gigantesca con tutti i pallanuotisti, uomini e donne, più forti del mondo, ho capito davvero di cosa stavamo parlando. Durante la proclamazione mi sono venuti i brividi mentre tutti in piedi mi applaudivano”.

Finita la carriera da atleta ecco quella di tecnico, anche nella pallanuoto maschile: “Dal punto di vista tecnico e tattico gli uomini sono più prestanti fisicamente e hanno una facilità di movimento con una forza diversa, una donna gioca più di tattica. Dal punto di vista di gestione dello spogliatoio sono due mondi paralleli che non si possono incontrare mai, come nella vita. La donna è più puntigliosa, più precisa anche per le piccole cose. In pratica è più "camurriusa". Ma a favore delle donne dico anche che un gruppo coeso riesce a scalare una montagna che un uomo non potrebbe, riesce a superare ostacoli, avversità e difficoltà in maniera spontanea e forte”.