Autore: Andrea Mazzeo
La
campagna abbonamenti del Catania si è ufficialmente chiusa alcuni giorni fa, e lo ha fatto con un numero che non può passare inosservato:
12.080 tessere staccate. Un dato imponente, soprattutto se rapportato alla
categoria, che certifica ancora una volta la straordinaria passione della piazza etnea. Appena
793 abbonamenti in meno rispetto allo scorso anno, quando il club aveva toccato quota
12.873, stabilendo un
record storico per la Serie C. In pratica, a distanza di dodici mesi, nonostante un’estate iniziata tra dubbi e tensioni, il popolo rossazzurro ha risposto ancora una volta presente, riempiendo virtualmente gli spalti del “Massimino” prima ancora che il pallone cominciasse a rotolare.
Questi numeri assumono un valore ancora più significativo se si pensa al contesto in cui sono maturati. L’avvio dell’estate, infatti, era stato
tutt’altro che sereno. L’eliminazione dai
playoff nella scorsa stagione aveva lasciato strascichi, alimentando perplessità sulla direzione intrapresa dalla società. C’erano dubbi sul
progetto tecnico, sulla gestione e persino sulla tenuta dell’ambiente. Poi, a fine giugno, la svolta: l’arrivo di
Alessandro Zarbano nel ruolo di direttore generale e di
Ivano Pastore come direttore sportivo ha ridato una chiara identità al club. Due figure esperte, capaci di riportare serenità e di costruire una squadra competitiva attraverso un mercato che ha saputo unire qualità e pragmatismo.
Non a caso, la campagna trasferimenti ha contribuito in maniera determinante a cambiare la percezione generale. L’acquisto di un giocatore del calibro di
Tiago Casasola, legato al club con un contratto triennale, ha rappresentato un segnale forte di ambizione. A lui si sono aggiunti elementi come
Corbari e Martić, oltre alla conferma di pedine importanti come
Cicerelli, rinnovato con convinzione. La sensazione è che, tassello dopo tassello, si sia
ricostruita la fiducia di una tifoseria che chiedeva fatti più che parole.
Il resto lo ha fatto il campo. L’esordio stagionale con il
roboante 6-0 al Foggia ha acceso immediatamente l’entusiasmo, trasformando la diffidenza iniziale in una vera e propria ondata di entusiasmo. Non è un caso che, nei giorni successivi a quella vittoria, si sia registrato un picco nella sottoscrizione delle tessere. Il club, fiutando il momento, ha deciso di
riaprire per pochi giorni la campagna abbonamenti, dal 26 al 30 agosto, dando la possibilità a chi era rimasto indeciso di unirsi alla famiglia rossazzurra.
Eppure, proprio questa scelta ha lasciato un pizzico di rammarico. In molti sono convinti che, se la società avesse tenuto aperta la campagna ancora per qualche settimana, soprattutto dopo la convincente partenza in campionato,
la quota finale avrebbe potuto superare ampiamente i 12.080 abbonamenti, forse persino battere il record della passata stagione. Ma la decisione di chiudere in anticipo non è stata casuale: da un lato, c’era la volontà di
premiare chi aveva dato fiducia sin da subito, dall’altro una precisa
strategia commerciale. Con i prezzi dei biglietti fissati a
16 euro per le
curve,
30 euro per la
Tribuna B,
45 euro per la
Tribuna A e
75 euro per la
Tribuna Elite, ogni partita rappresenta infatti una fonte di guadagno significativa grazie allo “
sbigliettamento”. Una logica che, inevitabilmente, non fa la felicità dei tifosi occasionali, costretti a pagare
cifre tra le più alte della categoria per assistere a un singolo match di Serie C.
Il paragone con altre piazze di terza serie conferma l’eccezionalità del dato catanese. Basti pensare che realtà storiche come
Vicenza si sono fermate intorno ai
7.700 abbonamenti, cifre che in Serie C vengono considerate già eccellenti. Il Catania, invece, continua a viaggiare su numeri da
Serie A, confermando la propria natura di “
corpo estraneo” alla categoria, con una tifoseria che non ha smesso di sognare e che guarda con speranza a un futuro di categorie superiori.
Il secondo match casalingo contro il
Monopoli, con
17.495 spettatori complessivi, di cui oltre
5.400 paganti, è stato una dimostrazione plastica di questa forza. Un pubblico capace di riempire lo stadio e di farlo con una partecipazione che va oltre la semplice presenza numerica, diventando vero e proprio fattore.
In definitiva,
i 12.080 abbonamenti raccontano una storia di passione e appartenenza, ma anche di un rapporto tra club e tifosi che si sta ricostruendo giorno dopo giorno. Da un lato, la società ha dimostrato di saper rispondere con i fatti alle critiche, dall’altro i sostenitori hanno confermato di essere pronti a sostenere la squadra, anche dopo le
delusioni del passato. Rimane la curiosità di capire cosa sarebbe successo se la campagna fosse rimasta aperta qualche giorno in più, ma forse non è questo l’aspetto più importante. Ciò che conta, adesso, è che
il “Massimino” tornerà a essere, ancora una volta, il cuore pulsante di un sogno chiamato Catania, con la speranza che questa stagione segni finalmente il ritorno verso i palcoscenici che questa piazza merita.